Piero Gnudi, uno dei tre commissari nominati dal governo per la gestione di Ilva. Gli altri sono Corrado Carruba ed Enrico Laghi.

Piero Gnudi, uno dei tre commissari nominati dal governo per la gestione di Ilva. Gli altri sono Corrado Carruba ed Enrico Laghi.

L’acciaio, in Italia, non regge il passo con il mercato mondiale e la mancanza di risorse, liquidità e materie prime, mette in difficoltà un’intera industria. Emblematico, il caso Ilva. Dopo la notifica del passaggio all’amministrazione straordinaria, avvenuta il 26 gennaio, i commissari Piero Gnudi, Corrado Carruba ed Enrico Laghi si preparano ad incontrare i sindacati. Nella sede romana del Mise (ministero dello Sviluppo economico) è fissato per la serata del 27 gennaio un confronto con le parti sociali. La proposta dei commissari prevede la cassa integrazione per tutto il gruppo, fino ad un massimo di circa 5mila dipendenti a rotazione. Una situazione che riflette il calo della produzione accertato dai dati Federacciai relativi al 2014: il -1,4% dell’Italia stona a confronto con il dato di +1,2 a livello mondiale.

A più di un mese dal decreto del governo che ha dato il via alla nazionalizzazione di Ilva, si complica la situazione del settore siderurgico. Si ferma anche l’altoforno numero 5, dopo lo stop del dicembre 2012 all’impianto numero 1. Ad aggravare la situazione, i dubbi dell’intero indotto, con le aziende appaltatrici che vantano crediti per 150 milioni di euro e i lavoratori che hanno bloccato la statale Taranto-Reggio Calabria per tutta la giornata di lunedì 26 gennaio, causando effetti pesanti anche sulla vicina raffineria Eni, che ha fermato la produzione per la mancanza di approvvigionamento di carburanti.

Un panorama negativo che risulta evidente dai dati di Federacciai. Come detto, la produzione nazionale di acciaio, nel 2014, è calata dell’1,4 per cento, assestandosi a 23,735 milioni di tonnellate. Un dato in controtendenza rispetto al più 1,2 per cento registrato a livello mondiale. L’acciaio prodotto ha raggiunto quota 1,661 miliardi di tonnellate, con la Cina a guidare la classifica dei Paesi più produttivi (822,7 milioni). A far compagnia all’Italia anche altri big dell’acciaio come la Turchia, il Brasile, la Spagna e l’Austria, che hanno registrato un calo medio delle produzioni dell’1,07%. Invariate le posizioni alle spalle della Cina. Giappone, Usa, India e Corea del Sud confermano la crescita del 2013.

Nicola Grolla