“Occorre tener presente il contributo che i lavoratori stranieri possono dare alla ripresa economica italiana”. Questo il messaggio lanciato dal ministro per l’integrazione Cecile Kyenge nel corso della presentazione del rapporto della Confederazione Nazionale dell’Artigianato sulle imprese degli immigrati che si è tenuto nella mattinata di martedì 4 giugno a Roma. Secondo il ministro, per programmare le politiche di sviluppo e si ripresa economica è fondamentale conoscere i dati delle imprese gestite da stranieri e, soprattutto, non sottovalutarne la capacità imprenditoriale.
Le parole di Kyenge riflettono i dati presentati nel marzo 2013 da Unioncamere: nel 2012 le imprese guidate da stranieri sono aumentate del 5,8 percento, 24.329 in più rispetto alla fine del 2011. E non è solo una questione di numeri. Dalle cifre emerge una realtà fondamentale: il contributo di queste nuove imprese è stato determinante per mantenere in positivo il bilancio del sistema imprenditoriale italiano. Come a dire, niente stranieri, niente sviluppo. In assoluto le attività più presenti sono quelle del commercio al dettaglio e dei lavori di costruzione specializzati, seguite a distanza dal settore della ristorazione. E quello che stupisce è che la paventata “invasione cinese” in realtà è seconda dopo quella marocchina di ben 10 mila titolari di attività.
Il punto di forza dei lavoratori stranieri è, stando alle parole di Kyenge e di Ferruccio Dardanello (Presidente di Unioncamere), la capacità di valorizzare la loro diversità culturale. Sono per lo più imprenditori giovani, motivati e spesso parlano diverse lingue. Una risorsa per l’Italia e per i disoccupati italiani.
Maria Elena Zanini