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Giù il numero di imprese, su il numero dei lavoratori. Succede in Italia, dove la crisi spinge le multinazionali estere ad andare via, ma non fa calare il numero dei loro dipendenti. Anzi. Lo registra l’Istat, che indica gli americani come gli stranieri più presenti sul territorio nazionale. Proprio mentre cinesi e russi diventano i più cercati su Google alla voce “come vendere a”.

Nel 2011, l’anno a cui si riferisce la rilevazione dell’Istituto nazionale di statistica, le imprese a controllo estero in Italia diminuivano dell’1,6% rispetto al 2010, per un totale di 13.527 unità. Ma l’occupazione non ha seguito lo stesso trend: è invece cresciuta, anche se di poco (+1,1%), portando i dipendenti delle aziende che non parlano italiano a circa 1,2 milioni.

Rispetto alle imprese a controllo nazionale, spiega l’Istat, le controllate estere producono e rendono di più. Non a caso sono in aumento, rispettivamente del 5,3 e del 3,3%, pure fatturato e valore aggiunto, che si attestano così a 493 e 96,6 miliardi di euro. In parte “per effetto di alcune importanti acquisizioni da parte di investitori esteri” tra le ben 108, tra grandi e piccole, calcolate nel 2011 dalla società di consulenza Kpmg. Sarà anche grazie ai risultati positivi che le multinazionali residenti in Italia investono in ricerca e sviluppo, dando un contributo “molto rilevante” alla spesa privata nel settore (24,2%).

Tra i Paesi che danno più lavoro in Italia, sul podio ci sono gli Stati Uniti, con 268 mila addetti e 2.250 aziende, la Francia, che impiega oltre 240 mila addetti, e la Germania, con circa un terzo in meno. Completano la “Top Ten” il Regno Unito, la Svizzera, i Paesi Bassi, il Giappone, la Spagna, l’Austria e il Lussemburgo. Assenti quindi Cina e Russia, che nell’ultima classifica di Google sono invece risultati gli Stati più cliccati dagli italiani desiderosi di vendere qualcosa.

Giuliana Gambuzza