Mezzo milione di badanti in dieci anni. Dal 2001 al 2012, in Italia una famiglia su dieci è ricorsa al cosiddetto welfare informale. E lo ha fatto assoldando più di un milione e mezzo di persone per coprire servizi di collaborazione, di assistenza per anziani o persone non autosufficienti, e di baby sitting.
Numeri che parlano della trasformazione del welfare nel nostro Paese, sempre più sulle spalle dei privati e sempre meno finanziato dal pubblico. Solo una famiglia su tre, infatti, riesce ancora a ricevere una qualche forma di contributo pubblico, che si configura per la maggior parte nell’accompagnamento degli anziani. Ed è così che la ricerca effettuata da CENSIS-ISMU evidenzia come più della metà (il 56,4%) delle famiglie italiane non riesca più a far fronte a questa situazione.Pur di mantenere il collaboratore, il 48,2% ha così ridotto i consumi, mentre per una su cinque è stato necessario intaccare i risparmi, e il 2,8% si è addirittura dovuto indebitare.
Si tratta di servizi irrinunciabili, per i quali alcune famiglie (il 15%, ma al Nord la percentuale arriva al 20%) stanno considerando l’ipotesi di dedicare una persona del nucleo familiare alle attività di collaboratore, rinunciando ad uno stipendio. Una percentuale che in previsione è in aumento, se già ora la metà delle famiglie sa che avrà sempre più difficoltà a sostenere il servizio e il 41,7% pensa addirittura che dovrà rinunciarci.
Per questo nello studio del Censis-Ismu viene sottolineato come sia “indispensabile incrociare il ‘welfare familiare’, che impiega rilevanti risorse private, con un intervento pubblico di organizzazione e razionalizzazione dei servizi alla persona basato su vantaggi fiscali alle famiglie per garantirne la sostenibilità sociale”.
Carlo Marsilli