Scioperi articolati per bloccare i reparti di produzione mezz’ora per mezz’ora, in modo da frammentare il ciclo produttivo. “Per far capire all’azienda che sul piano da 1.425 esuberi noi non molliamo!”, spiega Andrea Cocco, segretario regionale Fim. Questa è l’aria che tira nello stabilimento Indesit Company di Albacina a Fabriano. Mentre a Melano l’assemblea dei lavoratori è ancora in corso, e sono possibili proteste analoghe.
Accade dopo la rottura delle trattative di venerdì 21 giugno a Roma, quando Fiom, Fim e Uilm hanno abbandonato il tavolo di discussione con l’azienda. Il nuovo piano industriale del gruppo elettrodomestico prevede di «riallocare le produzioni non più sostenibili in Paesi a miglior costo», con la conseguenza di 1425 esuberi in suolo nazionale di cui 480 nella sola Fabriano. In una nota, l’azienda afferma di prendere atto «con rammarico della decisione sindacale di interrompere il confronto e si rende fin d’ora disponibile a riavviarlo per individuare ogni soluzione a sostegno dell’occupazione dei dipendenti coinvolti».
Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato ha incontrato lunedì le organizzazioni sindacali per fare il punto sulla vertenza di Fabriano. “Il governo intende intervenire per salvaguardare i posti di lavoro e le attività di produzione italiane nel comparto degli elettrodomestici”. Ma la crisi del bianco è sotto gli occhi di tutti al punto che il mercato segna un -10% in Europa e -25% in Italia. La riorganizzazione voluta dall’amministratore delegato Marco Milani è così considerata indispensabile a Fabriano proprio per «rendere sostenibile» la presenza Indesit in Italia. “Prendiamo atto dell’impegno del ministro Zanonato a tutelare i posti di lavoro del settore dell’elettrodomestico, ma a lui e al Governo continuiamo a chiedere una scelta di campo precisa sul caso Indesit e non una mediazione tra le parti. Per noi questo piano Italia di soli tagli ed esuberi è e resta inaccettabile”, hanno risposto i sindacati.
Alessandro Minissi