IndustriaL’industria italiana non va bene, «fortemente penalizzata dal calo della domanda interna» e troppo poco internazionalizzata. Ma potrebbe andare peggio. Lo afferma l’analisi dei settori industriali di Prometeia e Intesa-Sanpaolo.

Le cattive notizie. Secondo il rapporto, l’industria italiana ha subìto nel 2012 una caduta del fatturato attorno al 6 per cento al netto dell’inflazione. Il calo della domanda interna ha indotto le imprese a puntare sempre di più sulle esportanzioni, e questa tendenza non sembra destinata a invertirsi nell’anno in corso.

Ma neanche a peggiorare. Per il 2013 spuntano segnali di miglioramento nelle attese su ordini e produzione. Mobili, elettrodomestici, auto, moto, prodotti e materiali da costruzione sono le aree produttive rispetto alle quali il rapporto mostra cauto ottimismo. Altri spunti positivi nella moda e nella chimica, inoltre, potrebbero indicare una maggior fiducia delle aziende sul canale estero e, soprattutto, la possibilità di beneficiarne concretamente.

Ma anche l’export ha i suoi problemi. Diffusione, dimensione e distribuzione (le “tre d”) sono i fattori che, secondo il rapporto, frenano le esportazioni delle aziende tricolori. L’Italia «non riesce a tradurre pienamente il suo potenziale manifatturiero in concrete opportunità di crescita dei livelli produttivi e occupazionali. Questo – scrive Prometeia – a causa di una percentuale di imprese nazionali esportatrici più bassa rispetto ai concorrenti europei, soprattutto sui mercati più vicini e nei settori non manifatturieri, un valore medio dell’export aziendale altrettanto ridotto e un contributo insufficiente da parte del comparto della distribuzione e degli altri servizi». Non solo. «Alla difficoltà nel creare campioni nazionali dell’industria e della distribuzione – continua il rapporto – si contrappone la concreta possibilità, già nel breve termine, di favorire una più ampia e stabile partecipazione delle piccole e medie imprese italiane ai mercati esteri, soprattutto quelli più vicini geograficamente».

Si salvano il settore alimentare e quello delle bevande: nel 2012 entrambi hanno registrato una crescita diffusa a tutti i più grandi mercati mondiali. Segno più anche in ambito farmaceutico, grazie soprattutto alla capacità delle aziende italiane di inserirsi tra le multinazionali.

Lucia Maffei