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“Lo Stato ci sta strangolando”, così l’imprenditrice Patrizia Zanotta spiega al Wall Street Journal la situazione del nostro Paese. Per la prima volta dall’inizio della crisi economica, gli ordinativi stanno ricominciando a salire, ma le difficoltà delle aziende non diminuiscono. Il peso della tassazione impedisce l’assunzione di nuovo personale, assottiglia i profitti e limita l’espansione delle imprese. Per il quotidiano di Wall Street potrebbe “distruggere le prospettive di ripresa”.

Nell’ultimo decennio l’Italia non è cresciuta. È rimasta stabile all’ultimo posto dei Paesi Ocse. Insomma siamo fermi da prima della crisi. Nell’ultimo trimestre del 2013 i mercati stanno registrando una ripresa moderata, che il nostro Paese non riesce ad agganciare. Anzi, la disoccupazione continua ad aumentare. Nei primi 10 mesi dell’anno ha superato il record storico del 1970.

I dati Istat sugli ordinativi industriali sono cresciuti quest’anno del 7,1%, cifra che non si registrava dal 2011. Sono aumenti trainati dai mercati esteri. Le aziende del Paese per la prima volta possono chiudere il fatturato trimestrale con un numero superiore allo zero, anche se di pochissimo (+0,1%).

Se il Wall Street Journal ha deciso di dedicare all’Italia la prima pagina di mercoledì 19 novembre, è perché dalle sorti dell’economia italiana dipende il futuro dell’unione monetaria. Riforma della tassazione e del sistema pensionistico non sono più rimandabili, commenta il quotidiano statunitense. Impattano in media per il 33% del salario medio, una percentuale “particolarmente dolorosa” per i giovani, assunti per lo più con bassi stipendi. Cambiare questo sistema è un lavoro spaventoso, conclude il Journal.

Vincenzo Scagliarini