Prezzi su del 4,8% su base annua, +1,6% mese su mese a gennaioo 2022. È record dal 1996. Lo comunica l’Istat che sottolinea come sia soprattutto l’energia a causare il rialzo generale per i beni di consumo. A livello europeo, i dati sono ancora più allarmanti: +5,1% anno su anno. C’è attesa per la conferenza stampa della presidente della Bce Christine Lagarde del 3 febbraio. L’aspettativa è che l’Eurotower decida di non imitare l’esempio della Fed e di ritardare ancora l’aumento  dei tassi di riferimento (una mossa che limiterebbe l’accesso al denaro nell’Eurozona con conseguenti effetti deflativi). Sullo sfondo rimangono la tenuta della ripresa e la questione salariale. Un costo della vita così alto erode il potere di acquisto degli stipendi e riduce i consumi. Con essi viene meno la domanda che ha spinto la produzione italiana, facendo crescere il prodotto interno lordo di oltre il 6% su base annua nel 2021.

L’inflazione – Per una famiglia con due figli, l’inflazione al 4,8%, sostyiene il quotiodiano la Repubblica, significa spendere in media 1.715 euro in più quest’anno. La carenza di fonti energetiche investe tutte le catene produttive, amplificandosi ad ogni passaggio nelle filiere. Ad esempio, la semina del grano è più costosa, ma lo sono anche le macchine agricole (la cui produzione richiede energia) e i trasporti. Il risultato è che un chilo di pasta a settembre costava circa 1,10 euro e a fine gennaio oltre 1,53 euro: un rialzo del 38%. Spendere di più per acquisire i beni che prima costavano meno, significa comprare meno cose, cioè ridurre i consumi. L’alternativa è attingere ai risparmi, che quindi non possono essere destinati ad altri scopi più produttivi come gli investimenti.

Banca Centrale Europea

Sede della Banca Centrale Europea Credits: ANSA

Salari – All’aumento dei prezzi corrisponde l’erosione dei salari, che pure sono in aumento. Rispetto all’anno precedente, il 2021 ha fatto vedere una crescita generale degli stipendi dello 0,6%. Non abbastanza per compensare il potere d’acquisto perso per via dell’inflazione che in media si è attestata all’1,9% mese su mese. «L’accelerazione [dell’aumento del costo della vita] nella seconda metà dell’anno è pari a circa tre volte quella retributiva» recita il comunicato dell’Istat. Il timore è un aumento delle tensioni sociali. I datori di lavoro potrebbero decidere di non rinnovare i contratti a termine a causa dell’aumento dei costi. I sindacati stanno già pensando di trattare per gli aumenti. Il segretario confederale della Cisl Giulio Romani sostiene che: «È sempre più urgente un’azione forte e incisiva per ricercare un nuovo patto sociale, che porti a politiche salariali in grado di rispondere alle necessità del contesto economico e un riallineamento delle retribuzioni dei lavoratori italiani a quelle dei competitor europei». Il numero uno della Uil Pierpaolo Bombardieri commenta: «Sono costi che paghiamo due volte: quando arrivano le bollette rincarate e quando vengono dati aiuti alle aziende, scaricati poi sul debito pubblico. È evidente che di questi incrementi inflativi si dovrà tenere conto a livello contrattuale».

Bce e Fed – Nonostante la pressione dei banchieri centrali di Germania, Austria e Belgio, i cosiddetti “falchi”, non è previsto che Christine Lagarde annunci la riduzione del tasso di riferimento (il tasso di interesse con cui le banche centrali prestano denaro alle banche private) per quest’anno. All’interno della Bce la linea dominante ritiene che l’inflazione sia transitoria e che si assesterà al 3,2% entro fine anno. È la prudenza a muovere gli economisti di Francoforte. Il rischio è di minare la ripresa dell’Eurozona, già resa fragile dalla diversità delle economie al suo interno, se l’Eurotower si muove nel momento sbagliato. Rimane però l’incertezza e l’obiettivo dell’inflazione al 2% nel medio periodo è lontano. Le proiezioni durante l’anno saranno determinanti per la strategie future di Francoforte. Oltreoceano il presidente della Fed, la banca centrale Usa, Jerome Powell ha annunciato la volontà di aumentare il tasso di sconto per tre volte nel 2022. La prima stretta sarà a marzo.

Ue e Italia – Il 2 febbraio, La Commissione Europea ha varato la tassonomia delle fonti energetiche che possono rientrare tra quelle considerate “pulite”. Dopo mesi di discussioni che hanno visto la Francia “nuclearista” contrapporsi alla Germania, contraria all’inserimento dell’energia atomica tra le fonti verdi, ha prevalso la prima linea. Il nucleare sarà considerato fonte pulita sotto certe condizioni. Anche il gas è stato incluso nella tassonomia. La Commissione spera che l’allargamento delle fonti ammesse dalla transizione ecologica faccia aumentare l’offerta di energia. A questo dovrebbe seguire un calo dei costi. Nel frattempo il Governo Italiano sta pensando a un nuovo decreto per stanziare 5 miliardi in contrasto al caro-bollette. Lo riporta La Repubblica del 3 febbraio, che rivela come all’interno dell’esecutivo rimanga la convinzione di un’inflazione temporanea.

La novità –  La novità di quest’anno è che l’Istat ha inserito nel paniere, cioè nell’elenco di beni sotto osservazione per determinare l’andamento dei prezzi, anche risorse tipicamente “pandemiche”: tamponi, saturimetri, beni per lo smartworking come la sedia ergonomica per stare davanti al Pc e la psicoterapia individuale. Segno che il Covid ha avuto un impatto profondo sulle abitudini degli italiani.