Alla guida dell’Inps andrà il padre del reddito di cittadinanza Pasquale Tridico. Parte dell’intesa tra Lega e Movimento 5 Stelle che ha sbloccato la nomina è anche l’istituzione di una vicepresidenza affidata al leghista Francesco Verbaro. L’Inps quindi cambia volto: da Tito Boeri, «uno degli economisti migliori d’Italia» secondo Renzi, a un commissario grillino della prima ora che adesso ha in mano il budget più grosso dopo quello dello Stato e il destino del welfare italiano.

Il nuovo capo – Nato in provincia di Cosenza, classe 1975, Tridico è professore di Economia politica all’università di Roma Tre ed era il candidato numero uno per diventare ministro del Lavoro prima del contratto Lega-5 Stelle. È stata l’uscita della riforma dell’articolo 18 dal contratto di governo a far saltare la sua candidatura, e da allora si è ritagliato un posto come consigliere del ministro Luigi Di Maio per quanto riguarda le politiche sulla previdenza e il reddito di Cittadinanza. Fortissimo critico del Jobs Act, Tridico è un Keynesiano convinto ed è assolutamente contrario alle misure di austerità. Secondo lui la ricchezza deve essere meglio distribuita e vede nella finanziarizzazione delle imprese (il processo che spinge le imprese a quotarsi in Borsa per ottenere capitale diventando dipendenti dal prezzo delle azioni con conseguenze pericolose per la forza lavoro) la causa dell’aumento della disuguaglianza. Nonostante sia il segretario dell’Eaepe, l’Europen association for evolutionary political economy, critica da sempre la politica monetaria espansiva di Fed e Bce e in particolar modo il Quantitative easing. «Alla base del nostro declino economico non ci sono solo le politiche di austerità ma anche la precarizzazione del posto di lavoro» ha detto in un’intervista a Repubblica. Uno dei suoi cavalli di battaglia è il salario minimo orario che, unito a una politica fiscale concentrata sulla redistribuzione del reddito e a un piano di investimenti pubblici, vanno a comporre la sua ricetta per un’economia italiana funzionale. In quest’ottica si possono tracciare le radici teoriche, non solo ideologiche, del reddito di cittadinanza, la misura che ha contribuito a forgiare e di cui si dovrà maggiormente occupare alla guida dell’Inps.

Il vice – Un colpo al cerchio e un colpo alla botte: se il nuovo presidente è un teorico grillino, il suo collega deve essere leghista. Il titolo di vicecommissario dell’Inps, infatti, è stato affidato Francesco Verbaro, 50 anni, di origini siciliane, già direttore generale del ministero del Lavoro all’epoca di Maurizio Sacconi, nel quarto e ultimo governo Berlusconi. Le accuse di imparzialità al neo nominato duo non si sono fatte attendere e sono arrivate tramite il profilo Facebook del deputato Pd Ubaldo Pagano, componente della commissione Affari sociali della Camera. «La nomina di Pasquale Tridico all’Inps viola la Legge Anticorruzione n.190 del 2012: intervenga il presidente dell’Anac Raffaele Cantone […] La legge prevede espressamente che il ruolo di capo dell’Inps sia affidato a una persona di ‘indiscussa indipendenza’. Come fa Tridico a essere indipendente se lavora nell’ufficio di Di Maio al ministero del Lavoro come collaboratore».

L’istituzione – Il dimissionario Tito Boeri (nominato nel 2104 dal governo Renzi in quanto uno dei più celebri economisti italiani) ha guidato l’Inps avendo come priorità la difesa del bilancio da spese inutili e scoperte, criticando senza sosta la Quota 100 perché «troppo costosa e discriminatoria per i più giovani». L’ente che Pasquale Tridico si troverà a dirigere, però, è appena stato riformato: il decretone prevede che il presidente sia assistito da un consiglio di amministrazione di 5 membri nonché da un vicepresidente. La macchina è imponente: il bilancio dell’Inps (340 miliardi nel 2018) è secondo solo a quello dello Stato e non ha pari in Europa per dimensioni e numero di servizi di welfare che offre. Un fedelissimo nella stanza dei bottoni dell’istituto di previdenza, responsabile delle misure previdenziali portabandiera del Movimento 5 Stelle, sarà un asso nella manica del vicepremier Luigi Di Maio, che ha bisogno di guadagnare terreno in vista delle prossime elezioni europee.