Quattro pensionati italiani su dieci vivono con meno di mille euro al mese. E va peggio se si considerano le donne: solo il 50 per cento riceve pensioni a tre zeri. A fotografare le difficoltà degli anziani nel nostro Paese è la rilevazione annuale dell’Istat sui trattamenti pensionistici. Da un lato, stando ai dati del 2014, la media degli assegni sale di 403 euro rispetto all’anno precedente. Ma restano forti le disuguaglianze. E non mancano le contraddizioni nel sistema.
Cala il numero dei pensionati, ma non la spesa
Secondo l’Istat, nel nostro Paese dal 2011 al 2014 il numero dei pensionati è sceso di 400 mila unità. Sono gli effetti della riforma Fornero che ha reso più difficile l’accesso al sistema pensionistico, alzando i limiti di età. Paradossalmente però al calo non si accompagna una riduzione dei costi per le finanze pubbliche, obiettivo delle riforme.
L’Inps infatti ha aumentato la spesa complessiva per le prestazioni pensionistiche, che sale a 277 miliardi di euro (più 1,6% rispetto al 2013), incidendo sul prodotto interno lordo italiano per il 17,7% (aumento dello 0,2%).
Aumentano gli assegni, ma rimangono le disuguaglianze
La crescita della spesa totale si accompagna a quello dell’importo generale degli assegni, che nel 2014 sono in media di 17.040 euro all’anno. Ma se le somme erogate dalla previdenza sociale aumentano, non sembrano essere distribuite in modo equo. L’Istat rileva che il 40% dei pensionati fatica ad arrivare a fine mese – sono oltre un milione quelli che ricevono meno di 500 euro – mentre un milione di fortunati supera i 3 mila euro mensili. Cifre su cui incide il fatto che un anziano su tre percepisce più di una pensione.
Quasi la metà delle pensioni va al Nord
Nelle regioni settentrionali si concentra circa la metà delle prestazioni pensionistiche, dei pensionati e della spesa erogata. E le differenze territoriali si fanno sentire anche rispetto ai redditi: se la media nazionale è di 17.409 euro, l’importo sale a 18.257 euro pro capite al Nord, e cala a 15.385 euro al Sud. Un dato inferiore dell’11,6% rispetto a quello generale.
Simone Gorla