Il tasso d’inflazione in Italia continua a scendere. O meglio, i prezzi dei prodotti acquistati crescono ancora, ma meno velocemente. Lo confermano i dati Istat, secondo cui i prezzi a febbraio sono più alti dell’1,9 per cento rispetto allo stesso mese del 2012. Si tratta dell’incremento annuo più basso dal dicembre 2010, un netto rallentamento anche rispetto al +2,2 per cento registrato a gennaio 2013 rispetto a un anno prima. È la quinta frenata consecutiva, che fa ben sperare in un ulteriore calo nei mesi a venire.

Ma le buone notizie finiscono qui: il rallentamento dell’inflazione a febbraio sarebbe in parte causato dalla frenata della crescita su base annua dei prezzi degli alimentari non lavorati (+3,1%, dal +4,8% di gennaio) e dal calo dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (-4,2%). E così l’inflazione acquisita per il 2013 è pari allo 0,8%. Ad aumentare sono soprattutto i prezzi relativi a spettacoli e cultura (+0,6%) e trasporti (+0,4%).

Anche secondo il Codacons il rallentamento dell’inflazione non certifica altro che “il pesante crollo dei consumi registrato nel nostro Paese. Se fossimo in un libero mercato e valesse la legge della domanda e dell’offerta, l’inflazione avrebbe dovuto essere negativa”. Al di là dei dati quindi, la crisi continua a mordere i risparmi degli italiani, che spendono meno, soprattutto per i generi alimentari. Lo attestano i dati della Coldiretti diffusi in risposta ai dati Istat sull’inflazione nel mese di febbraio 2013.

Il carrello della spesa è sempre più vuoto e aumentano gli italiani alla ricerca del supermercato con prezzo più basso: sarebbero 26 milioni a fare lo slalom tra punti vendita pur di risparmiare. Tagliati soprattutto i consumi di carne, dove si registra un calo del 7 per cento delle macellazioni nei primi due mesi del 2013. Il prezzo della frutta fresca cresce del 7,6,  il vino del 4, la verdura del 2,4 per cento.

E la crisi dell’eurozona starebbe intaccando anche l’economia tedesca, che secondo i dati del bollettino annuale della Bundesbank. La Germania sarebbe cresciuta “solo moderatamente” a causa della ”recessione di alcuni paesi dell’eurozona e l’insicurezza generale dell’area euro”.

Alexis Paparo