Siamo sempre meno e siamo sempre più vecchi. È questa la fotografia dell’Italia scattata dal bilancio demografico per l’anno 2017, reso noto dall’Istat la mattina dell’8 febbraio. Rispetto al 2016 la popolazione è diminuita di 100mila unità (si contano 60 milioni e 494mila residenti). Ma il 2017 è stato soprattutto l’anno del minimo storico di nascite: solo 464mila, di cui il 19,4% da madre senza cittadinanza italiana.
Saldo naturale – Aumentano invece i decessi, 647mila, 31mila in più rispetto al 2016 (+5,1%). Un dato che porta il saldo naturale, ovvero la differenza tra i nati e i deceduti, a registrare il minimo storico di -183mila (nel 2007 era di -7mila). Nonostante il calo delle nascite rimane invariato il numero medio di figli per donna (1,34), tenuto in alto dalle donne straniere che hanno in media 1,95 figli a testa. Si alza l’età media al parto, pari a 31,8 anni, così come l’età media della popolazione (45,2 anni). Il 37% dei residenti in Italia ha tra i 40 e i 64 anni, mentre la fascia tra gli 0 e i 14 anni rappresenta solo il 13% del totale. Si registra poi uno spostamento sempre più marcato verso le regioni del Nord: le zone più attrattive sono la provincia di Bolzano (+7,1 residenti ogni mille), la Lombardia (+2,1 ogni mille) e la provincia di Trento (+2); si spopolano invece Molise (-6,6), Basilicata (-5,8) e Sicilia (-5,7). Rimane stabile la speranza di vita: 80,6 anni per gli uomini, 84,9 per le donne.
Il saldo migratorio – Nel 2017 gli italiani che si sono cancellati dai registri dell’anagrafe per trasferirsi all’estero sono stati 112mila, dato in calo dell’1,8% rispetto al 2016. Più consistente, invece, la diminuzione degli stranieri che lasciano il nostro Paese: -5% sull’anno precedente. In totale il numero delle emigrazioni si attesta sulle 153mila unità, mentre in Italia sono arrivate 337mila persone (+12%), di cui 45mila sono connazionali di ritorno dall’estero e i restanti 292mila sono stranieri. Il saldo migratorio, ovvero la differenza tra chi arriva e chi parte, è quindi pari a 184mila e una larga fetta è rappresentata dalla Lombardia (35mila). Riguardo al fenomeno migratorio l’Istat ha ricordato il ruolo della Brexit: «Le immigrazioni nel Regno Unito sono diminuite di 80mila unità tra il giugno 2016 e il giugno 2017. Ciò – rileva l’istituto nazionale di statistica – ha portato a due conseguenze: aumenta l’appeal dell’Italia come meta dei migranti internazionali, frena l’uscita dei residenti dall’Italia verso il Regno Unito che, peraltro, ha rappresentato negli ultimi anni la meta di destinazione preferita assieme alla Germania».
Le reazioni politiche – I dati Istat hanno subito allarmato il mondo politico, in particolare l’area di centrodestra. «Questo è il peggior fallimento del governo – ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini – che attua una sostituzione etnica sostituendo migliaia di immigrati ai figli che gli italiani non possono più mettere al mondo. Il mio primo obiettivo di governo sarà tornare a riempire le culle».