Sembra procedere la ripresa dell’Italia con il Pil che, per il terzo trimestre del 2016, si allinea alla media europea. L’Istituto nazionale di statistica (Istat) ha diffuso i dati sull’andamento del prodotto interno lordo per i mesi fra luglio e settembre, confermando la crescita a +0,3% rispetto al periodo compreso fra aprile e giugno. In relazione allo stesso periodo del 2015 il Pil segna un progresso di quasi un punto percentuale (+0,9). L’Istituto precisa che in questo terzo trimestre ci sono state due giornate lavorative in più rispetto al precedente e una in meno rispetto allo stesso lasso di tempo del 2015.

Il valore positivo del terzo trimestre si somma a quello col segno più evidenziato da inizio anno, arrivando dunque allo 0,8% previsto dal governo nella nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Un valore in cui in pochi credevano, data la stagnazione dei mesi scorsi (la crescita del secondo trimestre del 2016 è stata pari a zero), ma che il presidente del Consiglio Matteo Renzi rivendica non appena l’Istat ha diffuso le sue stime. «Con le riforme sale il Pil, senza riforme sale lo spread», ha scritto il premier su Twitter.

Fatta eccezione per qualche sorpresa nell’ultimo trimestre di quest’anno, il Pil e la crescita in Italia dovrebbero confermarsi in quel +0,8% previsto circa un mese fa dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Secondo quanto affermato dall’Istat, a trainare la ripresa sono l’industria e i servizi, mentre è in frenata l’agricoltura. L’incremento del prodotto interno lordo è stato determinato anche «dall’apporto negativo della componente estera netta», ovvero da una diminuzione delle importazioni e da un incremento della domanda nazionale.

L’aspetto della domanda interna sembra rassicurare sui dati diffusi lunedì, sempre dall’Istat, sui prezzi al consumo di ottobre. Le stime sul mese appena trascorso tratteggiano un Paese in deflazione dopo la ripresa di settembre, con un calo dei prezzi dello 0,1% su base mensile e dello 0,2% su base annua. Contrazione trainata dai beni energetici e determinata, secondo gli economisti, da una minore domanda di merci e servizi da parte degli italiani, non ancora pienamente convinti della ripresa e prudenti nei consumi.

Nonostante l’allineamento alla crescita media dei Paesi dell’eurozona, l’Italia è ancora lontana dai valori di ripresa europei su base annua. Rispetto allo stesso periodo del 2015, il prodotto interno lordo dell’area Euro, e non solo, è cresciuto mediamente dell’1,6%. In termini tendenziali (dunque rispetto al 2015) il Pil è cresciuto del 2,3% nel Regno Unito, un punto e mezzo negli Stati Uniti e dell’1,1% in Francia.

Ma anche i primi della classe talvolta inciampano. Delude la Germania, che registra una crescita del Pil fra luglio e settembre inferiore alle previsioni e pari alla metà di quella dei tre mesi precedenti: si attesta allo 0,2%, mentre le attese erano superiori di un decimo di punto percentuale. Su base annua, in ogni caso, la crescita del Pil della locomotiva d’Europa dovrebbe attestarsi all’1,8%.