È quasi paradossale la fotografia del lavoro in Italia scattata dall’Istat nel suo rapporto mensile, aggiornato all’ottobre 2015. Meno occupati ma anche meno disoccupati e un tasso di chi cerca impiego stabile all’11,5%, sui minimi da quasi tre anni. Una situazione solo in apparenza contraddittoria, guardando da vicino i dati: gli occupati calano ad ottobre a 22 milioni e 443mila (39mila in meno rispetto a settembre), ma diminuiscono anche i disoccupati, due milioni e 297mila (13mila in meno). Numeri a prima vista inconciliabili che si spiegano guardando agli inattivi, le persone che non lavorano e al tempo stesso non cercano attivamente un’occupazione. E questi ultimi sono aumentati di ben 32mila unità.

I grafici dell'Istat sui dati dell'occupazione italiana da ottobre 2014 a ottobre 2015

I grafici dell’Istat sui dati dell’occupazione italiana da ottobre 2014 a ottobre 2015

Dal rapporto dell’Istituto Nazionale di Statistica emergono anche altri aspetti. Il primo è relativo all’occupazione per fasce d’età. La situazione tra i potenziali lavoratori tra i 15 e i 34 anni rimane difficile: ben 12mila disoccupati in più e 30mila occupati in meno rispetto al mese precedente. Questo mentre il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) si attesta al 39,8%, in crescita dello 0,3. Uno scenario difficile che si riflette in un aumento costante dell’occupazione tra gli over 50: 18mila in più in un mese, quasi un milione in tre anni. Un dato che è segnale di una sempre più ridotto turnover generazionale tra i lavoratori. Una delle cause è la riforma Fornero del sistema pensionistico italiano, che porta gli italiani a uscire dal mondo del lavoro sempre più tardi.

Il secondo aspetto è relativo alla tipologia contrattuale dei lavoratori nel nostro Paese. In poche parole, il numero degli autonomi è letteralmente crollato: 44mila in meno in un solo mese (-0,8%). Di contro, il numero dei dipendenti è aumentato solo di 5mila unità, con il saldo negativo di 39mila persone di cui si è detto sopra. Questo calo dei lavoratori indipendenti è forse una causa della nuova legislazione in materia da parte del governo, che ha reso meno conveniente per le aziende i contratti di collaborazione a progetto, per favorire la stabilizzazione dei lavoratori con il nuovo contratto a tutele crescenti. Va però notato come i dipendenti permanenti (cioè assunti con un contratto a tempo indeterminato) siano aumentati nell’ultimo anno solo dello 0,1% (13mila unità).

Il confronto con i dati di un anno fa dà anche qualche speranza. Su base tendenziale (ottobre 2015 confrontato con ottobre 2014) gli occupati sono aumentati di 75mila unità, i disoccupati sono 410mila in meno e il tasso di disoccupazione è passato dal 13% all’11,5%. Senza dubbio un miglioramento, ma sullo sfondo rimangono anche 196mila nuovi inattivi, che hanno smesso sia di lavorare che di cercare un occupazione.

Cattura3Cattura2

 

Antonio Lusardi