Il mare è la meta preferita dagli italiani, il 30% di loro lo sceglie come primo luogo dove rifugiarsi d’Estate. C’è un dato che però preoccupa gli imprenditori del settore balneare: negli ultimi sei anni la presenza in spiaggia è crollata del 41%.

È quanto emerso il 4 marzo durante un convegno del Sib (Sindacato italiano balneari), a Roma, dove si è parlato dei numeri dell’economia di questo settore. Sono ben 87 mila gli stabilimenti presenti nel nostro Paese che creano “un sistema che va difeso con forza”, come ha spiegato il presidente Riccardo Borgo.

“Le imprese balneari sono un tassello fondamentale dell’economia italiana – ha aggiunto Borgo – perché garantiscono il posto di lavoro a 418 mila persone e consumi per 24 miliardi di euro”. Il calo delle presenze al mare può dunque rovinare un sistema che garantisce occupazione e guadagni. “L’offerta di servizi di spiaggia in Italia nasce da lontano, ma oggi rischia di non avere più un futuro”, ha ribadito Borgo.

I primi aiuti devono arrivare dal governo. La categoria degli imprenditori balneari deve pagare un canone di 120 milioni di euro, una spesa pubblica consistente che, se ridotta, graverebbe meno sui piccoli stabilimenti. “Siamo convinti che il governo vorrà e saprà difendere le imprese balneari italiane – ha detto Borgo – dal momento che è ben consapevole delle possibili gravissime conseguenze alle quali andrebbe incontro il turismo italiano” se queste non esistessero più.

Si sta parlando di una realtà che esiste dagli anni ’50, quando lo stabilimento era l’unico spazio organizzato per andare in spiaggia, e che si è trasformata nel corso di più di un cinquantennio in un luogo di benessere, fitness e aggregazione. Oggi molti di questi spazi non sanno se potranno riaprire con l’arrivo dell’estate.

Federica Villa