Italo va in America. Il 7 febbraio gli azionisti hanno deciso all’unanimità di accettare l’offerta da due miliardi di euro del fondo Usa Global Infrastructures Partners (Gip). Al bivio fra cessione e quotazione in borsa, il secondo gruppo ferroviario italiano preferisce imboccare il primo binario. Per la gioia degli investitori della prima ora – il presidente Luca Cordero di Montezemolo in testa – e la delusione del governo che, in una nota, aveva auspicato lo sbarco a Piazza Affari, «il perfetto coronamento di una storia di successo».

La lunga strada per il successo – Una storia di successo, è vero, ma raggiunto con fatica. I due miliardi di euro ottenuti hanno fatto dimenticare quando nel 2015, meno di tre anni fa, perdite ingenti costrinsero i soci di Italo-Ntv a ricapitalizzare la società per scongiurare il fallimento. Cento milioni versati in cassa che permisero di continuare la battaglia sull’alta velocità con Trenitalia e di mettere a tacere chi già dava per morto il progetto, concepito nel 2006 e avviato nel 2012, per spezzare il monopolio ferroviario. Come il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri che in un tweet del 2014 aveva così commentato una campagna pubblicitaria: «Italo treno. Ma che promozioni, presto chiuderete».

Alta velocità a basso prezzo – A guadagnare dalla vendita di Italo agli americani  anzitutto gli azionisti – Intesa Sanpaolo, Generali, Montezemolo, Della Valle, l’armatore Punzo, Cattaneo. Isabella Seragnoli, il presidente della Brembo Bombassei e il fondo Peninsula – che hanno visto ripagati i loro investimenti. Due miliardi e mezzo di valutazione (comprendendo anche i 450 milioni di debiti) che corrispondono a 20 volte il margine operativo lordo di Italo, l’indicatore che misura la capacità di un’impresa di generare reddito. Ma l’acquisizione potrebbe avvantaggiare anche i viaggiatori: è probabile che il fondo americano abbassi ancora il prezzo dei biglietti dell’alta velocità – già sceso del 40% dal 2012 – nel tentativo di sottrarre ulteriori quote di mercato a Trenitalia. Sono lontani i tempi in cui Italo-NTV comprava una pagina sul Corriere e su Repubblica per denunciare la concorrenza sleale da parte dell’ex-monopolista di Stato.

Il sogno americano dei dipendenti – Il fondo Gip avrà però anche alcuni problemi da risolvere. Primo fra tutti la vertenza sindacale con i dipendenti di Italo-Ntv che da tempo chiedono un rinnovo contrattuale e i riconoscimento dei premi di risultato pattuiti. Richieste per ora non esaudite dall’azienda e che hanno portato a una serie di scioperi, l’ultimo dei quali il 29 gennaio. La segretaria della Cgil Susanna Camusso ha ha scelto la via della prudenza: «Per commentare bisognerebbe conoscere il piano industriale e le scelte sull’occupazione. Non basta conoscere il valore dell’operazione». Dopo gli azionisti, anche i lavoratori sperano in un finale all’americana.