L'inaugurazione dell'anno giudiziario della Corte dei Conti (foto Ansa)

L’inaugurazione dell’anno giudiziario della Corte dei Conti (foto Ansa)

La priorità è ancora “restituire la capacità di spesa a famiglie e imprese”. Nonostante quello che è stato già fatto. Parla anche di “crescita” il presidente della Corte dei Conti, Raffaele Squitieri, nell’aula del Senato. Illustrando il rapporto 2015 sul coordinamento della finanza pubblica, il numero uno dei giudici contabili sottolinea “gli evidenti segnali di superamento della lunga recessione”  come testimoniato dall’ultimo trimestre 2014. Un miglioramento che si deve a eventi esterni come la riduzione del prezzo del petrolio, il calo dei tassi e il deprezzamento dell’euro. Oltre alla decisione della Bce di avviare il quantitative easing. Tutti fattori che hanno reso “elevata”, a detta di Squitieri, la probabilità di conseguire i risultati attesi dal Documento di Economia e Finanza (Def): una crescita del Pil dello 0,7% nel 2015 e dell’1,3% nel 2016.

Tuttavia, per proseguire sulla rotta indicata dal Governo nel Def è necessario un nuovo patto sociale, “che leghi i cittadini all’azione di governo e che abbia al proprio centro una riorganizzazione dei servizi welfare”. Una crescita necessaria per tagliare le tasse. Perché “non possono essere sottovalutate le difficoltà di realizzare pienamente il programma di spending review”.

Nel rapporto, la Corte dei Conti calcola anche i tagli nella spesa pubblica. Il blocco dei contratti e la “consistente flessione” del numero dei dipendenti pubblici ha portato, tra il 2011 e il 2014- stima Palazzo Spada- a una diminuzione complessiva della spesa pari a 8,7 miliardi. Tuttavia tra il 1995 e il 2014, la quota delle entrate derivanti dalle amministrazioni locali sul totale della Pubblica Amministrazione è quasi raddoppiata passando dall’11,4% al 21,9%. “Ma ciò – spiega il presidente della Corte dei Conti – è stato il frutto di scelte operate a livello di governo centrale”.

Andrea Cominetti