“L’illegalità nelle sue diverse forme condiziona pesantemente la crescita economica”. Lo ha dichiarato martedì 4 febbraio il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a meno di ventiquattr’ore dal durissimo rapporto della Commissione europea sulla corruzione italiana.
Durante un convegno organizzato assieme al Consiglio Superiore della Magistratura e intitolato “Legalità e buon funzionamento del sistema finanziario”, il governatore ha denunciato il peso delle attività illegali sull’economia italiana, a cui si somma la corruzione di chi dovrebbe vigilare: “Nell’azione di vigilanza la legalità è innanzi tutto presupposto della sana e prudente gestione dei soggetti vigilati”, ha detto Visco durante il suo intervento. Che ha poi aggiunto: “Queste fattispecie di reato hanno un’elevata potenzialità offensiva, perché mettono in discussione i presupposti stessi dell’azione di supervisione e minano la fiducia del mercato nell’efficacia dei controlli”.
Ed è proprio il peso della corruzione nazionale a preoccupare anche l’Europa, che per mano della Commissione lunedì 3 febbraio ha rilasciato un rapporto in cui accusa l’Italia di non fare abbastanza per combattere questo fenomeno. Secondo il rapporto, che cita i dati della Corte dei Conti di Roma, in Italia la corruzione varrebbe 60 miliardi di euro all’anno, una cifra che corrisponde alla metà di quella stimata in tutta l’Unione Europea. L’esecutivo comunitario, guidato dal commissario agli affari interni, la svedese Cecilia Malmström, denuncia tra le altre cose la mancanza di una regolamentazione delle lobbies, di troppe leggi ad personam e della mancata piena trasposizione di una direttiva europea per combattere la corruzione del settore privato.
Carlo Marsilli