Ieri, 15 marzo, la presidente della Federal Reserve Janet Yellen ha annunciato il rialzo dei tassi di interesse

Ieri, 15 marzo, la presidente della Federal Reserve Janet Yellen ha annunciato il rialzo dei tassi di interesse (foto Epa/Shawn Thew)

L’economia americana cresce, i posti di lavoro aumentano, l’inflazione sale. E la Federal Reserve, la banca centrale statunitense, alza i tassi di interesse di un quarto di punto percentuale: dalla fascia dello 0,5 – 0,75 per cento a quella dello 0,75 – 1 per cento. È quella che viene solitamente definita una «stretta creditizia», cioè il denaro costerà di più. Prestiti tra le banche più gravosi e mutui per le persone più cari.

Secondo il Sole 24 Ore il rialzo dei tassi da parte della Fed è un buon segno: significa che la banca centrale, il cui ruolo è quello di programmare la politica monetaria del Paese, giudica solida l’economia americana. L’inflazione si sta avvicinando all’obiettivo del 2 per cento, considerato ideale, e la crescita del Pil è stimata del 2,1 per cento sia per il 2017 che per il 2018.

Rialzo graduale – Nessuna sorpresa: la manovra di Janet Yellen, presidente della Fed, era attesa dai mercati. Quello del 15 marzo è stato il terzo rialzo dei tassi dall’inizio della crisi economica: il primo fu nel dicembre 2015 e il secondo a un anno di distanza. La stretta della banca centrale proseguirà, anche se in modo graduale: entro la fine del 2017 sono previsti altri due rialzi, poi altri tre nel 2018. I tassi dovrebbe attestarsi sul massimo dell’1,5% alla fine di quest’anno, con la prospettiva di arrivare al 3% nel 2019. I mercati hanno reagito bene alla notizia: Wall Street, che già registrava un modesto segno più prima dell’annuncio, ha accelerato al rialzo. Idem l’oro.

Mr President – La Yellen, che ha dato l’annuncio del rialzo in conferenza stampa, si è comunque mostrata molto prudente, anche per non scontrarsi con la nuova amministrazione Trump. Secondo il neo presidente una politica monetaria simile potrebbe rappresentare un ostacolo alla linea economica espansiva al centro del suo programma, fondata sul taglio delle imposte e su grossi investimenti pubblici. Per ora la Fed rimane cauta sull’impatto che avranno le riforme del tycoon sull’andamento dell’economia nord americana. Anche in attesa del budget per il 2017 che Trump dovrebbe pubblicare a ore: si attendono tagli alla burocrazia e alla spesa federale, fatta eccezione per la difesa e la sicurezza interna. Tutto ciò, ha detto la Yellen, «potrebbe influenzare le prospettive economiche». Ma è «naturalmente troppo presto per sapere come queste politiche si svilupperanno».

Italia ed Europa – Il rialzo dei tassi è una notizia positiva per tutti quei Paesi, e aziende, che hanno rapporti con le multinazionali americane. Dunque anche l’Italia, seppure in misura inferiore rispetto ad altri. Tassi più alti, infatti, aumentano il potere d’acquisto del dollaro, che si rafforza, e invogliano gli investimenti statunitensi all’estero. Per quanto riguarda la Bce, il rialzo dei tassi americani potrebbe spingerla a fare lo stesso nel vecchio continente. Ma, come ha ripetuto più volte il governatore Mario Draghi, in questo momento la Banca centrale europea non se lo può permettere: tra deflazione e crescita ancora incerta, c’è bisogno di tenere basso il costo del denaro, per favorirne la circolazione.