Una buona notizia per l’economia arriva dall’altra sponda dell’oceano Atlantico. La Fed ha deciso di non aumentare i tassi di interesse per la prima volta in quindici mesi. La Banca centrale americana ha accertato infatti che l’inflazione statunitense nel mese di maggio è calata ai minimi da marzo 2021. È rimasta comunque al 4%, cifra lontana dall’obiettivo del 2%. La frenata dell’aumento dei prezzi ha permesso alla Federal Reserve uno stop dopo dieci rialzi consecutivi. La politica monetaria dell’istituto guidato da Jerome Powell è chiara: fermare l’inflazione, che erode il potere di acquisto degli americani, aumentando il costo della moneta. La decisione di lasciare costante il tasso d’interesse tra il 5% e il 5,25% a giugno però non esclude che possano arrivare nuove strette sulla politica monetaria entro fine anno. In Europa invece, secondo Il Sole 24 Ore, la Bce si prepara comunque ad alzare il tasso di un ulteriore 0,25%.
Un passo verso la normalità – «Siamo vicino alla destinazione. Vogliamo portare l’inflazione al 2% con i minimi danni all’economia», ha commentato Jerome Powell a margine della conferenza stampa che ha sancito lo stop, momentaneo, all’aumento dei tassi d’interesse. Il livello dell’inflazione e il conseguente mancato aumento dei tassi però non sono le sole buone notizie ad arrivate dagli Stati Uniti: secondo le stime della Fed, nonostante un quadro economico incerto, il Pil aumenterà dell’1% nel 2023 e del 1,1% nel 2024. Tuttavia, come spiega Powell, questi dati non vanno letti con troppo entusiasmo: «L’inflazione è moderata rispetto allo scorso anno, ma la strada è ancora lunga per tornare al target del 2%. Per questo non escludiamo ulteriori aumenti del tasso d’interesse nel corso dell’anno». Parole che trovano conferma nelle dot plot, le tabelle rilasciate al termine della riunione, che secondo il Financial Times prevedono ancora 2 aumenti dei tassi entro la fine del 2023. Esclusa quindi la possibilità di abbassare il costo del denaro nei prossimi mesi, cosa che secondo Powell non potrà succedere prima di un paio d’anni.
Nel vecchio continente – C’è attesa su come la Bce intenda rispondere alle misure della Fed. Se il rialzo dei tassi di un nuovo 0,25% sembra inevitabile, la speranza è che questo possa essere l’ultimo. Fabio Panetta, membro del Comitato esecutivo della Banca centrale europea, ha dichiarato a Le Monde: «Non abbiamo ancora raggiunto la meta finale del nostro ciclo di rialzi, ma non siamo lontani. Mi aspetto che il dibattito politico sui tassi si sposti presto da “quanto in alto” a “quanto a lungo”». Parole a cui fanno eco quelle del vicepresidente della Bce Luis de Guindos: «Siamo arrivati alla fase finale dell’inasprimento monetario». Per avere la conferma però bisognerà aspettare che Francoforte diffonda i dati economici di maggio dove ci si aspetta di vedere, come per gli Stati Uniti, un’inflazione alta ma in diminuzione e segnali incoraggianti su Pil e disoccupazione.