Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sta cercando di facilitare il negoziato con la Grecia del Primo ministro Alexis Tsipras (foto di ?????? ??????? ???????????? ??? ???????/Flickr)

Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker sta cercando di facilitare il negoziato con la Grecia del Primo ministro Alexis Tsipras (foto di Alexis Tsipras/Flickr)

“Immaginare le conseguenze dell’uscita della Grecia dall’Unione europea è impossibile”, ha detto ieri, 15 giugno 2015, il presidente della Banca centrale europea Mario Draghi. Uno scenario che diventa sempre più possibile e che potrebbe avverarsi già all’eurogruppo del prossimo giovedì 18 giugno, data cruciale per il destino del Paese: nella riunione dei ministri delle Finanze dei Paesi dell’eurozona si vedrà se la Grecia dovrà dichiarare il fallimento o potrà ricevere l’ultima tranche da 7,2 miliardi di prestiti internazionali che gli permettono di sopravvivere. L’intesa con i creditori del Brussels Group (Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale) sembra per ora lontana e il negoziato è bloccato da tempo.

Nel finesettimana, il primo ministro greco Alexis Tsipras ha accettato un piano di riforme che prevede il taglio a stipendi e pensioni per le fasce più alte di reddito, ma si rifiuta di toccare ancora le pensioni. Né è d’accordo sugli obiettivi di avanzo primario proposti dai creditori: le istituzioni chiedono l’1 per cento del Pil per quest’anno e il 2 per cento per il 2016. L’ultima offerta di Atene era al ribasso: 0,75 per cento per il 2015 e 1,75 per cento per il 2016. “Non sarà mai possibile raggiungere il surplus di bilancio richiesto”, ha detto ieri il Ministro delle finanze greco, Yanis Varoufakis, “per le condizioni critiche di liquidità del nostro Paese”. Così critiche da mettere in forse la restituzione di 1,6 miliardi di euro al Fondo Monetario Internazionale, da pagare senza deroghe entro il 30 giugno. La rata più bassa fra quelle che aspettano la Grecia nei prossimi mesi: quella di luglio ammonta a ben 3,5 miliardi di euro di titoli detenuti dalla Bce.

All’eurogruppo, Varoufakis ha scelto di non presentare nuove proposte: “Non è il luogo giusto. Queste cose devono essere precedentemente discusse e negoziate a un livello inferiore”, ha detto il ministro. Nel frattempo, il premier Tsipras ha incontrato oggi i leaders dei partiti greci e riunito il suo gruppo parlamentare, per vedere se è possibile attenuare la fermezza e rivedere due o tre punti in favore delle richieste internazionali. E se Draghi afferma con vigore che “entrambe le parti sono chiamate a cercare un compromesso”, Angela Merkel si chiude nel silenzio e lascia parlare il numero due del governo di Berlino, Sigmar Gabriel: “Vogliamo aiutare la Grecia a rimanere nella zona euro, ma non è solo il tempo che comincia a mancare, tutta l’Europa sta perdendo la pazienza”. In mancanza di un accordo all’eurogruppo, scrive la Sueddeutsche Zeitung, la crisi sarebbe immediata: un piano già pronto che prevederebbe la chiusura delle banche e il controllo dei capitali della Grecia entrerebbe in vigore subito dopo la ratifica del Consiglio europeo del 25 e 26 giugno.