É stata introdotta a fine 2019. Ma non sarà in vigore prima di gennaio 2022. Questa la lunga marcia della plastic tax, un’imposta di 0.45 euro al chilogrammo sulla plastica in prodotti monouso e imballaggi. Il primo governo a idearla fu il Conte II, appoggiato da Partito Democratico, Movimento 5 Stelle e Italia Viva. Arrivata dopo diversi rinvii sulla scrivania di Mario Draghi, la bozza del dl Sostegni-bis sembra ritardarne ancora l’introduzione. Con l’approvazione del decreto legge prevista per la prossima settimana, potrebbe essere rimandata a gennaio 2022.

La lunga marcia – Doveva entrare in vigore a gennaio 2020 ed essere pari a un euro al chilogrammo. Ma dopo le pressioni del partito di Matteo Renzi venne ridotta. E la sua introduzione fu spostata a luglio 2021. Poi, è arrivata la pandemia. Il decreto Rilancio nel maggio 2020 l’aveva spostata a inizio gennaio 2021. Ma, di nuovo, la legge di bilancio l’ha fatta slittare al primo luglio dello stesso anno. E così arriviamo all’ultimo rinvio nella bozza del decreto Sostegni bis. Ma in autunno potrebbero nascere altre polemiche politiche. Lega, Forza Italia e Italia Viva potrebbero ribadire la loro contrarietà. Mentre il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini, in campagna elettorale, si era detto scettico per le ripercussioni sulle aziende emiliano-romagnole. Infatti, a fine 2019 «oltre il 50% delle macchine automatiche per il confezionamento e l’imballaggio vendute nel mondo erano italiane e tedesche», secondo un rapporto dell’Ucima (Unione Costruttori Italiani Macchine Automatiche per il Confezionamento e l’Imballaggio). E la maggiore concentrazione globale di queste industrie era in Emilia Romagna.

Cosa prevede – La plastic tax prende ispirazione da una direttiva del Parlamento e del Consiglio dell’Unione Europea (l’organo di cui fanno parte i ministri degli Stati). Il documento era vincolante per fini da raggiungere ma i Paesi possono scegliere i mezzi con cui attuarlo. Adottato il 5 giugno 2019, prevedeva la riduzione dell’incidenza di alcuni prodotti di plastica sull’ambiente. Il governo italiano aveva così deciso di stabilire un’imposta di 0.45 euro su ogni chilogrammo. Ma quali erano i materiali coinvolti? I cosiddetti MACSI (MAnufatti in plastica Con Singolo Impiego), ideati per non essere riutilizzati. A essi venivano equiparate le parti degli imballaggi realizzati con materie plastiche. Dovrebbero essere tassati anche i MACSI semilavorati e le preforme (manufatti alla base delle bottiglie). Restano esclusi però i MACSI compostabili (che si possono trasformare in compost o terricciato) e i dispositivi medici in plastica monouso.

Chi paga? – A essere tassati sono i fabbricanti dei MACSI o gli importatori di questi prodotti quando vengono venduti sul mercato italiano. Il rispetto di questa regola dovrebbe essere accertato dall’Agenzia delle Dogane sulla base di una dichiarazione trimestrale da parte degli importatori. Su questo punto, la bozza del decreto Sostegni bis prevede una riduzione della soglia di esenzione da 10 a 25 euro. Oltre che una riduzione delle ammende per pagamento mancato o in ritardo. La sanzione verrebbe dimezzata e passerebbe da un minimo di 500 a un massimo di 5.000 euro a una forbice che va da 250 euro a 2.500 euro.