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Lo spread dal 2005 ad oggi. Nonostante le tensioni politiche di questi giorni, il differenziale non è aumentato (fonte: borse.it)

È stata considerata la lente di lettura più affidabile della nostra politica. La distanza tra i rendimenti dei bond decennali italiani e quelli dei corrispettivi tedeschi, quello che ormai tutti conoscono come “spread”. Se negli ultimi cinque anni è stato considerato il sismografo più osservato e temuto di ogni congiuntura politica, ora invece non è più così. Il suo valore non sembra risentire di cambiamenti e scossoni. Compresa la decadenza di Silvio Berlusconi.

Era il 2008, quando l’allora ministro dell’Economia, lo scomparso Tommaso Padoa Schioppa, segnalava al premier: “Romano, lo spread tra Btp e Bund tedeschi è a 37 punti base”. Succedeva solo cinque anni fa, ma sono parametri di un altro mondo: oggi il differenziale viaggia intorno alla soglia dei 233 punti, dopo aver sfondato quota 500 due anni fa.

Da allora, dalla caduta del Governo Prodi, quattro diversi Esecutivi si sono alternati. E lo spread ha sempre reagito. Come una cartina di tornasole toccata dal reagente, ha misurato la nostra credibilità sui mercati internazionali. Dai 37 punti dell’8 maggio 2008, giorno di insediamento del quarto governo Berlusconi, si passa ai 490 del 16 novembre 2011, quando Mario Monti iniziò la sua breve avventura politica. In quelle difficili settimane, in mezzo a tanta incertezza, lo spread era il più solido punto di riferimento della politica. E ogni scelta si valutava in base alla sua risposta. Per mesi, tutti parlarono, anche al bar e poi sotto l’ombrellone, delle proporzioni tra i nostri tassi italiani e quelli tedeschi: Berlino ad un certo punto era sembrata raggiungibile, ma poi la rincorsa dello spread ha subito una frenata, pur continuando a diminuire.

Così, il differenziale non ha interrotto la sua discesa pur nelle settimane di empasse politico che hanno preceduto l’arrivo di Enrico Letta a Palazzo Chigi. Siamo nell’ aprile 2013 e il Governo delle larghe intese nasce sotto il rassicurante segno dei 256 punti base. E lo spread scenderà ancora, proprio nel giorno che, secondo molti osservatori, segna la conclusione dell’ultimo ventennio politico e un sipario su una parte significativa della Seconda Repubblica. Il 27 novembre l’aula del Senato vota la decadenza di Silvio Berlusconi. Il giorno dopo, l’uscita di scena del Cavaliere è sulle prime pagine di tutti i giornali, italiani e internazionali. Lo spread però sembra non interessarsene particolarmente: nessuno scossone, nessuna particolare reazione, ma anzi ulteriori ribassi. La mattina del 28 novembre si aggira intorno ai 233 punti e Piazza Affari  guadagna un timido 0,8%. Su quello che era stato il sismografo della vita politica recente, nessun terremoto è stato registrato in queste ore. Tra tutti gli ex di questo ventennio, forse, dovremmo aggiungerne un altro.

Carlo Marsilli