dorseyUn genio. Un visionario che merita di affiancare Steve Jobs e Mark Zuckerberg nell’Olimpo degli uomini che hanno cambiato gli ultimi 10 anni. Lo studente di St. Louis che, nella migliore tradizione americana inaugurata da Bill Gates, lascia l’università si trasferisce nella Silicon Valley. E qui intorno a un parco giochi vicino al distretto finanziario di San Francisco sviluppa l’idea che lo fa diventare mister Twitter: CEO della piattaforma di microblogging che vale e 11 miliardi di dollari e il 7 novembre è sbarcata in Borsa.

E’ un uomo da 1,3 miliardi di dollari. Come Zuckerberg ma più cool. In Dior invece che in tuta. Sempre in forma. Single e svolazzante come l’uccellino blu, anche se ultimamente sembra legato alla modella Lily Cole. Libero da matrimoni, e soprattutto contratti prematrimoniali, ingombranti.

Eppure qualche somiglianza con il fondatore di Facebook c’è, oltre all’idea geniale: quella di averla “rubata”. Non ai compagni di università, stile Zuckerberg, ma a Noah Glass, fondatore della piattaforma di podcast Odeo, “antenata” di Twitter. Glass avrebbe avrebbe anche sviluppato e migliorato l’idea di Dorsey, e le avrebbe dato anche il nome. E come ricompensa sarebbe poi stato epurato dalla compagnia. A dirlo è Nick Bilton, giornalista americano del New York Times, nel suo libro in uscita a dicembre 2013: “La nascita di Twitter: una vera storia di potere, denaro, amicizia e tradimento”. Un libro per svelare i retroscena della scalata fulminea del social network nei cuori, e smartphone, di tutto il mondo. Secondo Bilton, Dorsey sarebbe “il signor nessuno che ha aiutato a sviluppare l’idea originale, è diventato un miliardario e ha convinto i media che fosse il nuovo Steve Jobs”.

Dorsey ha già replicato con una lunga intervista al settimanale “New Yorker”. E si difende così: “Glass stava vivendo un periodo estremamente turbolento. Era nel bel mezzo di un divorzio proprio mentre Twitter stava passando da idea a prodotto”. Ecco spiegato il licenziamento. “Non ho dato nessun ultimatum – aggiunge Dorsey – e non avrei neanche avuto l’autorità per farlo. Williams (un altro cofondatore di Twitter, ndr) ha preso la decisione: mi ha chiesto se dovessimo licenziarlo e io gli ho detto che non pensavo potessimo continuare a lavorare con lui nel suo stato attuale”. Insomma, Glass fu fatto fuori “perché nessuno voleva lavorare con lui”.

Oggi tutti i flash sono puntati su Dorsey e sulla sua creatura, che questo sbarco a Wall Street proprio non lo vuole sbagliare. L’uccellino azzurro punta a un debutto prudente e l’ipotesi è quella di raccogliere intorno agli 1,6 miliardi di dollari, attraverso la vendita di circa 70 milioni di azioni. Il prezzo iniziale oscilla tra 17 e 20 dollari. Anche per evitare la figuraccia di Facebook del maggio 2012, con le azioni poi quotate sotto il prezzo di apertura.

Alexis Paparo