C’era una volta la Via della Seta: oggi si chiama Via del Cotone. L’11 aprile il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha partecipato al Forum imprenditoriale Scientifico e Tecnologico Italia-India a Nuova Delhi. Durante due giornate di incontri e dialogo tra Stati, ci si è concentrati su quattro settori chiave: Industria 4.0, Infrastrutture e trasporti, Transizione energetica e verde, e Tecnologie di frontiera. Il ministro ha rilanciato il ruolo dell’Italia nei rapporti tra Europa e Oriente, in particolare tramite il corridoio economico India-Medio Oriente-Europa (Imec) nato nel 2023, o più semplicemente la “Via del Cotone”, e l’accordo di libero scambio Ue-India che si prevede entro la fine del 2025.
I numeri – L’Unione europea è oggi il primo partner commerciale dell’India. Il rapporto è iniziato nel 2023 con il corridoio Imec, lanciato in ambito G20 (sottoscritto da Stati Uniti, UE, Italia, Germania, Francia, Regno Unito, India, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti e India). Si tratta di un canale che parte da Mumbai e termina nel Pireo passando per la Penisola arabica. Un sistema multilivello che prevede un collegamento su rotaia, un sistema di cavi elettrici sottomarini e dei gasdotti per il passaggio di idrogeno verde. Tramite questo accordo, l’interscambio di beni ha raggiunto i 124 miliardi di euro (12,2% del commercio totale dell’India). I servizi, un terzo dei quali legati al digitale, hanno toccato quota 60 miliardi, raddoppiando le cifre del 2020. L’India è diventata così il nono partner commerciale dell’Europa (2,2% del totale Ue) con scambi che sono cresciuti del 90% nell’ultimo decennio.
Nel suo piccolo, anche l’Italia ha numeri molto positivi nei rapporti con l’India che, tra i Paesi asiatici, è seconda solo alla Cina come main partner economico di Roma. Viceversa, l’Italia è il terzo dell’Unione Europea per Nuova Delhi (dopo Germania e Belgio) con già 800 aziende attive in India. Questo ha aiutato a cementare un rapporto commerciale che dal 2022 è rimasto stabilmente sopra i 14 miliardi di euro con esportazioni italiane da 5,2 miliardi e importazioni indiane a 9 miliardi. Il surplus indiano nei confronti dell’Italia si aggira intorno ai 3,8 miliardi, ma la cosa non preoccupa Roma dal momento che spinge per attrarre investimenti indiani, specie nel settore innovativo. Le vendite italiane invece sono soprattutto macchinari e apparecchi ad altro valore aggiunto, ovvero quei prodotti che producono un aumento di valore rispetto alle risorse primarie utilizzate per produrlo (40,2% del totale). L’India è poi tra la seconda meta preferita dagli italiani per investimenti diretti nell’Indo-Pacifico, con uno stock da 6,7 miliardi di euro.
Rafforzare i rapporti – Creare un solido legame tra Roma e Nuova Delhi non solo permette l’apertura di una nuova via commerciale per l’Europa, ma è utile per rafforzare la posizione italiana nell’Unione Europea. Tajani ha infatti definito il corridoio Imec come una «rotta strategica per gli scambi e la crescita» e ha annunciato a seguito del forum due novità. Ha nominato Francesco Talò inviato speciale per la nuova Via del Cotone. È proprio grazie al diplomatico che nel 2023 l’Italia divenne co-firmataria del documento di inclusione nell’Imec nel settembre 2023. In secondo luogo, Tajani ha annunciato che il porto di Trieste diventerà un hub strategico del rapporto commerciale tra i due Paesi: «Trieste non sarà più solo una porta sull’Est, ma un nodo eurasiatico». Oltre a questo, il capoluogo friulano ospiterà a fine 2025 un vertice con i ministri degli Esteri dei Paesi di Imec. In progetto c’è anche il cavo sottomarino Blue Raman che vuole unire Mumbai e Genova senza passare per l’Egitto, troppo instabile nella geopolitica mediorientale. Vi è poi il piano di azione quinquennale che Giorgia Meloni e Naredra Modi hanno avviato nel novembre 2024, sempre nella cornice strategica dell’Imec. Infatti, non sono questi solo rapporti bilaterali, perché Tajani ha tenuto a sottolineare l’importanza del legame con l’Europa. Imec si lega strettamente alla chiusura dell’Fta, il Free Trade Agreement tra Bruxelles e Delhi. Per Tajani «India e Italia sono più vicine che mai, ma vogliamo fare di più. Contiamo anche sui benefici per le nostre imprese derivanti dall’accordo India-Ue, che speriamo venga firmato presto». Si tratta di un importante via commerciale che permette di aggirare la Cina e unire il Mediterraneo al Golfo Persico. Come ha detto in un’intervista Paolo Formentini, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera: «L’India è un’economia in espansione e una demografia che promette un ampio spettro di consumatori. Lavorando bene per gestire le reciproche misure amministrative, il commercio italo-indiano non può che essere destinato a crescere».

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, durante un incontro con la Presidente della Repubblica Indiana Droupadi Murmu, Delhi, India, 12 aprile 2025. ANSA/ALESSANDRO DI MEO
Il contesto geopolitico – Questa nuova via è resa sempre più urgente dagli stravolgimenti politici che stanno avvenendo nel mondo. Una cosa a cui anche l’India guarda con attenzione. Il ministro degli Affari Esteri Subrahmanyam Jaishankar ha dichiarato: «I conflitti in Ucraina e Medioriente, la crisi delle catene di approvvigionamento e la militarizzazione dell’economia globale (con dazi, controlli all’export e guerre digitali) impongono nuove rotte, nuovi partner, nuovi codici». Lo sviluppo di Imec infatti è stato in parte bloccato dallo scoppio del conflitto mediorientale, perché ha compresso il rapporto tra Israele e Arabia Saudita, necessario per il bene del corridoio commerciale. Per l’ex ambasciatore indiano Anil Trigunayat «il mondo sta attraversando una fase di cambiamenti senza precedenti in cui India e Italia intendono svolgere un ruolo costruttivo a beneficio reciproco e nell’interesse globale più ampio, incluso l’Imec». Dello stesso parere è anche la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che, in una recente visita a Nuova Delhi, ha detto: «Questa intesa è il più grande accordo di questo tipo al mondo, una delle pietre angolari della politica estera europea per i decenni a venire». Un rapporto che comunque ha ancora bisogno di tempo. L’Ue infatti chiede all’India una riduzione dei dazi su auto, alcolici e dispositivi medici, mentre l’India punta a un accesso più ampio per i propri farmaci generici, i prodotti tessili e i professionisti dell’IT.