Il Rapporto sui Diritti Globali 2013, a cura dell’associazione SocietàINformazione, è un libro dalla copertina verde acido, un tomo lungo quanto la trilogia del Signore degli Anelli ma certo non di fantasia. Il libro è stato presentato il 4 giugno, una manciata di giorni dopo la festa della Repubblica, a Roma, nella sede della CGIL nazionale.

La temperatura gradevole e il vicino parco di Villa Borghese non rendono però più facile il discorso. Il sottotitolo del rapporto è esplicito: il mondo ai tempi dell’austerity. La tesi di fondo la riassume, nella prefazione, Sharan Burrow, segretario del sindacato mondiale ITUC, citando una frase dell’economista americano Stiglitz: «L’austerità è una condanna a morte per i più poveri». L’associazione SocietàINformazione prepara i suoi rapporti da undici anni, in collaborazione con Cgil, Arci, ActionAid, Legambiente e altre onlus, sia italiane sia internazionali. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e Sharan Burrow firmano la prefazione di questo volume amaro, che arriva dopo dodici mesi di recessione e crisi del welfare europeo. «Occorre imporre una politica per la crescita che ribalti le logiche liberiste dell’ultimo ventennio e ricollochi il lavoro al centro del sistema economico e sociale europeo», scrive Camusso.

Depressione dei prezzi e della psiche. Sergio Segio, il direttore di SocietàINformazione che del rapporto ha curato l’introduzione, parla alla platea di un sistema economico zoppicante, malato, per cui non si è ancora trovata la cura giusta. Si taglia e basta. Si taglia tutto. Soprattutto sulle politiche per l’infanzia (nel 2012 l’Italia ha speso poco più dell’1 per cento del Pil per le famiglia con minori). Il welfare italiano si è fatto leggero, quasi impalpabile, con 2,2 miliardi in meno di fondi nel 2013. Servizi pubblici universali, come la sanità, sono passati in mano ai privati. Nel 2011 gli italiani hanno pagato 2,8 miliardi per le spese sanitarie, un quinto della spesa complessiva. Costi che, in parte, spiegano perché il 60 per cento degli italiani è costretto ad attingere dai propri risparmi per coprire le spese. I risparmiatori sono una rarità, il 20 per cento della popolazione.

La situazione analizzata dal rapporto è critica ma soprattutto non democratica. «Il quinto più povero degli italiani ha l’8% del reddito totale, mentre il quinto più ricco ne detiene il 37,4%, in area euro siamo tra i più diseguali: peggio di noi solo Grecia, Spagna e Portogallo», afferma Segio. La strada da seguire, stando al rapporto, è quella di «un’altra economia, con tre pilastri: sostenibilità, sociale e ambientale, i diritti di cittadinanza, del lavoro, del welfare, e la conoscenza come base di un sistema di istruzione che porti innovazione e qualita».

Che l’attuale sistema economico non sia esattamente il migliore lo dice, d’altronde, anche il segretario Camusso nella sua prefazione. «In Europa e in Italia serve una netta inversione delle tendenze economiche», scrive. Per Camusso, la globalizzazione è uno tsunami, «tornato in Europa e negli Usa ad abbassare i trattamenti retributivi e a rendere volatili le condizioni di lavoro previste da contratti e leggi». E a proposito di tsunami, Camusso accenna anche al Movimento 5 stelle, quando scrive che «come conseguenza dell’euro-austerity, alcuni Paesi hanno quindi visto emergere con forza elettorale imprevista (ma prevedibile) movimenti politici antieuropei, nazionalisti, razzisti, antisistema. In alcuni casi si è messa in aperta discussione la democrazia rappresentativa attraverso l’uso manipolatorio della rete come in una sorta di grande agorà virtuale dove si dovrebbe esercitare la democrazia diretta».

Susanna Combusti