Un miliardo di euro. Tanto devono le Regioni alle Ferrovie dello Stato per il servizio di trasporto. E il problema liquidità per l’azienda si fa concreto. Fa da sfondo alla denuncia dell’amministratore delegato Mauro Moretti la presentazione, in corso il 7 marzo a Roma, dell’iniziativa Treno Verde di FS e Legambiente.
Le fatture inevase pesano sull’investimento di 2,5 miliardi in treni regionali. In più, «si devono continuare a pagare lavoratori e fornitori», sottolinea Moretti, che adesso chiede risposte rapide «al governo che verrà fuori, non so quale» e a Regioni come il Lazio, «che ci deve 200 milioni».
Il pericolo va da un ridimensionamento del trasporto a «scelte più incisive». Non si tratta di un caso isolato. In Italia, stima l’Unione europea, un quarto dei fallimenti delle imprese è dovuto al mancato saldo dei conti da parte delle pubbliche amministrazioni. In numeri, secondo Confartigianato, i fornitori privati aspettano 79 miliardi. E i soldi, che in media arrivano dopo sette mesi, si traducono anche in ulteriori oneri finanziari per 2,5 miliardi.
Da gennaio gli enti, statali e locali, sono tenuti a rispettare nuovi limiti di pagamento: 30 giorni, che salgono a 60 nel caso di imprese pubbliche che svolgono attività economiche o sanitarie. Trascorsi i termini, scatteranno interessi di mora più alti. Per i crediti precedenti al 2013, come quelli delle Ferrovie di Stato, è entrato in funzione il meccanismo della certificazione, che si deve convertire in denaro liquido entro un anno. Il conto alla rovescia è già partito.
Giuliana Gambuzza