Da settore in ginocchio durante la pandemia di Covid-19 a nucleo dell’occupazione. Nel 2024 ristoranti, pub e bar, ma anche servizi di catering per eventi e mense hanno dato lavoro a una media di 1.3 milioni di addetti. Oltre 82mila in più rispetto al 2019, per un incremento del 6,4% a livello nazionale. È quanto emerge da un rapporto condotto dalla Fiepet, l’associazione dei pubblici esercizi Confesercenti, sulla base dei dati camerali e del registro Asia (registro statistico delle imprese attive).

Una crescita esponenziale – La crescita degli esercizi commerciali è stata netta: una media di 45 nuovi posti di lavoro al giorno dal 2019 al 2024. L’accelerazione, però, è arrivata solo negli ultimi due anni. Nel 2022, infatti, il settore contava ancora una media addetti annua inferiore di circa 20mila unità rispetto al pre-pandemia. Il dato è poi schizzato alle stelle e in 730 giorni ne sono state recuperate 100mila. In cinque anni, chi ha più contribuito a trainare l’occupazione sono stati ristoranti e servizi di ristorazione che, da soli, hanno dato lavoro a 100mila persone in più. Ulteriori 8mila hanno trovato impiego nella divisione catering/mense. «Per tutti noi è impossibile dimenticare i giorni in cui il Covid ha profondamente condizionato le attività d’impresa e l’occupazione. Alcuni settori hanno subito effetti davvero devastanti. Ristoranti, bar, ma anche il settore alberghiero, hanno vissuto chiusure che hanno avuto un impatto traumatico. Può sembrare un paradosso, ma proprio i comparti usciti ‘con le ossa rotte’ dalla pandemia sono oggi quelli che mostrano le performance occupazionali più dinamiche. La filiera della ristorazione italiana è ormai un asset trainante dell’economia turistica insieme ad arte e natura», ha dichiarato il presidente nazionale Fiepet Confesercenti, Giancarlo Banchieri.

L’altro lato della medaglia – I numeri in crescita compensano il calo registrato nei locali senza cucina, dove la riduzione di personale complessiva – che interessa soprattutto i comuni sopra i 50mila abitanti e quelli sotto i 15mila – è stata di 26mila unità e del 7,1%. Lo stop durante la pandemia, inoltre, ha accelerato l’uscita dal mercato delle realtà più fragili. Tra il 2019 e il 2024 le attività impegnate nella ristorazione sono diminuite di 12.500 unità. A soffrire la situazione sono state soprattutto le imprese personali e le società di persone e, durante il 2024, hanno chiuso i battenti il 43,1% delle aziende nato cinque anni prima. Sono cresciute del 24%, invece, le società di capitali, che sono passate da 92mila a 114mila unità. Cambiamento anche nell’offerta ai clienti degli esercizi, in particolare nelle città che attirano più turisti. Sempre più bar, infatti, stanno estendendo la loro attività anche alla ristorazione. Anche perché la crisi delle imprese individuali ha colpito soprattutto quelle senza cucina, aperte perlopiù nei paesi e nei piccoli quartieri. Le attività registrate nel servizio bar, inoltre, sono diminuite complessivamente dello 0,9% rispetto al 2019, dell’1% o 1,5% nei comuni sotto i 15mila abitanti. La perdita di occupati maggiore, però, è stata registrata nei centri medio-grandi.

Le nuove assunzioni – Adesso, secondo quanto riporta il rapporto Fiepet, si prevede un nuovo giro di assunzioni. Il 36% delle imprese con dipendenti che operano nel turismo e nella ristorazione hanno programmato per il trimestre maggio-luglio 2025 almeno un’assunzione di personale. Si richiedono per il 61% figure con qualifiche o diplomi professionali, per il 23% con istruzione superiore e per il 15% anche con nessun diploma. Cameriere di sala, cuoco, aiuto cuoco, pizzaiolo, pastaio e lavapiatti sono alcuni tra i mestieri più ricercati. Crescono gli addetti, ma ad assumere si fa ancora fatica. Un’impresa su due non riesce a reperire le figure che cerca; nel 14,3% dei casi, invece, ritiene inadeguata la preparazione dei candidati. «L’occupazione è in aumento, ma restano migliaia di posti vacanti, anche per colpa del mismatch: un segnale chiaro della necessità di investire nella formazione dei giovani e nell’incontro tra domanda e offerta di lavoro», ha affermato Banchieri.