Lavoro e legge elettorale, il modello spagnolo potrebbe funzionare anche in Italia

Lavoro e legge elettorale, il modello spagnolo potrebbe funzionare anche in Italia

La soluzione ai problemi del mercato del lavoro e della stabilità politica in Italia potrebbe essere più vicina del previsto. Non solo nel tempo, ma anche nello spazio. È alla Spagna e alle sue più recenti riforme, dolorose sotto il profilo dei diritti acquisiti ma efficaci, che guarda con attenzione il nostro Paese. Perché se da noi la disoccupazione e l’instabilità politica minacciano la ripresa, dalla penisola iberica arrivano segnali di miglioramento piuttosto incoraggianti.

TEMI NON PIÙ RINVIABILI
Nell’agenda del governo ci sono due appuntamenti in sospeso da tempo. Con la disoccupazione galoppante e la recente bocciatura del Porcellum da parte della Corte Costituzionale (lunedì saranno depositate le motivazioni), la riforma del mercato del lavoro e quella della legge elettorale non sembrano più rinviabili. Si tratta di due questioni affrontate di recente da un altro Paese dell’Europa mediterranea, dove la crisi ha assunto caratteristiche simili a quelle italiane: la Spagna. In che modo e con quali risultati?

LA DISOCCUPAZIONE E IL “JOB ACT” DI RAJOY
Secondo le ultime rilevazioni Eurostat, nei primi undici mesi del 2013 in Italia il tasso generale di disoccupazione è salito al 12,7 per cento, quello giovanile al 41,6. In Spagna i valori sono più alti: al 26,7 e 56,5 per cento rispettivamente. Ma se si guarda la tendenza rispetto a novembre 2012, nel nostro Paese la disoccupazione generale è aumentata dell’1,4, in Spagna dello 0,5. Una differenza di quasi un punto percentuale, niente affatto trascurabile, visto che tradotta in numeri assoluti significa 351 mila nuovi disoccupati italiani in un anno, rispetto ai “soli” 6 mila in Spagna.

Il governo spagnolo di Mariano Rajoy ha approvato per decreto una nuova riforma del lavoro all’inizio del 2012, caratterizzata da alcuni provvedimenti che si avvicinano alla bozza di Job Act presentata dal Partito Democratico. Licenziamenti più facili per le aziende in perdita da nove mesi, accordi sindacali ad hoc per singole imprese, per i giovani nuovo contratto di lavoro a tempo indeterminato in aziende fino a 50 lavoratori.

LA LEGGE ELETTORALE E IL PROPORZIONALE SPAGNOLO
Il Partito Democratico potrebbe guardare alla Spagna anche per trovare una soluzione alla tormentata vicenda della legge elettorale. Un modello di base proporzionale, ma con un premio per i grandi partiti dotati di una rappresentanza elevata ed omogenea su tutto il territorio. Si prevede infatti una soglia di sbarramento al 5%, ma il territorio italiano verrebbe diviso in 118 piccole circoscrizioni, che sostituirebbero i maxi-collegi previsti dal Porcellum, coincidenti in pratica con le singole regioni. Ogni circoscrizione dovrebbe esprimere un minimo di quattro deputati inseriti in liste bloccate, ma non potrebbe eleggerne più di cinque. Alla lista o alla coalizione di liste vincenti verrebbe infine riconosciuto un premio di maggioranza, ma limitato al 15 per cento.

Il sistema elettorale spagnolo si regge su pilastri simili. È proporzionale con liste bloccate solo dentro ogni circoscrizione, e prevede un numero elevato di circoscrizioni (50 in tutto). Il numero di rappresentanti che si eleggono in ogni circoscrizione è molto basso: varia da 1 a Melilla e Ceuta, fino agli oltre 30 di Madrid e Barcellona. In molte circoscrizioni i seggi sono, tre, quattro o cinque. La media è di sette seggi. Lo sbarramento quindi è implicito, ma molto consistente, e tende a favorire le formazioni più grandi a discapito di quelle più piccole. In più, a livello circoscrizionale, è prevista una soglia di sbarramento formale del 3 per cento. Le liste sono “bloccate”, senza voto di preferenza, ma con pochi candidati per ogni partito e coalizione.

Davide Gangale