È con il segno meno sul numero di occupati che salutiamo il 2019. I dati Istat di fine anno fotografano un Paese che perde, in un mese, 75mila lavoratori. Dove l’Italia guadagna posti di lavoro, lo fa con contratti a termine che salgono di 17mila unità. In leggero miglioramento i giovani: si aggiungono alla classe lavoratrice seimila ragazzi e ragazze tra i 15 e i 24 anni.

Chi scende e chi sale – Nel dicembra 2019 è rimasto praticamente stabile il tasso di occupazione: 59,2%. Boom dei lavoratori precari: i contratti a termine aumentano, sono 17mila in più rispetto a novembre. I dipendenti a termine toccano quindi quota 3 milioni e 123mila in tutto il Paese. Un record. Il lieve aumento di chi è in cerca lavoro si registra tra gli uomini (+2,2%, pari a +28 mila unità) e tra gli under 50. Diminuzione invece tra le donne (-2,2%, pari a -27 mila unità) e gli ultracinquantenni. Quanto al tasso di disoccupazione restiamo stabili al 9,8%. Stesso discorso per i giovani: il tasso di disoccupazione per loro è del 28,9%. Record in negativo per i cosiddetti indipendenti , cioè imprenditori, liberi professionisti e lavoratori autonomi, che registrano il dato più basso (-16mila, arrivando quindi a 5 milioni e 255 mila) dal 1977, cioè dall”inizio delle serie storiche dell’Istat.

 Una immagine di archivio di un operaio mentre lavora in un deposito di barili di petrolio

Trimestre in lieve crescita – Se osserviamo invece il quarto trimestre dell’anno appena concluso (quindi ottobre, novembre e dicembre 2019) l’occupazione risulta in lieve crescita (+0,1%, pari a +13 mila unità) tra le donne (+19 mila) e i dipendenti (+43 mila); segnali positivi si osservano anche per i 25-34enni (+12 mila) e gli over 50 (+48 mila). In calo dello 0,6% gli indipendenti (-30 mila). Rispetto a dicembre 2018 la crescita dell’occupazione (+0,6%, pari a +136 mila unità), coinvolge donne, uomini e tutte le classi d’età ad eccezione dei 35-49enni per i quali la diminuzione è imputabile al calo demografico. Aumentano anche i lavoratori dipendenti (+207 mila unità), soprattutto permanenti (+162 mila), mentre anche qui gli occupati indipendenti diminuiscono di 71mila unità.