Sono il tassello forte del sistema imprenditoriale italiano. Ma potrebbero fare perfino meglio. Proprio negli anni della crisi, le aziende familiari italiane di dimensioni medio-grandi sono aumentate e hanno dato lavoro a più persone. Eppure oggi all’orizzonte restano varie sfide, come il ricambio generazionale o la scommessa sulle donne al vertice.
L’occupazione è cresciuta del 5,7% – Le imprese familiari – da Barilla a Fiat, da Italcementi a Ermenegildo Zegna, e così via – resistono al segno meno davanti agli indici economici. I numeri sono arrivati dalla quinta edizione dell’Osservatorio Aub, a cui hanno partecipato Associazione delle aziende familiari, Camera di commercio di Milano, Unicredit e Università Bocconi. Al microscopio, tutte le 4.249 firme medio-grandi italiane di questo tipo. È venuto fuori che qui, nei difficili anni 2007-2012, l’occupazione è aumentata del 5,7%. In leggera crescita anche il numero di queste aziende: a fine 2012 erano 58 ogni 100 imprese medio-grandi, cioè con ricavi superiori ai 50 milioni di euro.
Ma adesso è il momento di scegliere i successori – Dopo i primi segnali di ripresa, nel 2012 i guadagni delle aziende familiari sono scesi del 2,8%, il doppio della media. Segno che ci vuole un nuovo salto di qualità. Come farlo? Per l’Osservatorio Aub, oltre a evitare la convivenza obbligata tra generazioni, nella forma di amministratori delegati multipli, c’è bisogno di pianificare la successione al vertice, visto che in più di due casi su dieci il capo è ultrasettantenne. Ancora, “la presenza di consiglieri non familiari indipendenti rende l’azienda più attrattiva per manager di valore”, ha spiegato Guido Corbetta, uno dei docenti della Bocconi che hanno curato lo studio.
La presenza femminile dà una mano ai guadagni – Familiare non è per forza sinonimo di piccolo. Secondo lo studio firmato Bocconi, per crescere le aziende di questo tipo hanno bisogno di aumentare le competenze per fare acquisizioni. Tra il 2000 e il 2012, infatti, quasi il 90% non ne ha completate. Al centro delle strategie indicate dall’Osservatorio Aub, insomma, ci sono le abilità dei dipendenti. Comprese le donne, che devono riuscire a superare il “soffitto di vetro” e arrivare in alto. Non a caso, in base a un’altra indagine della Bocconi, un consiglio di amministrazione con in testa una lei e almeno in parte rosa aiuta i ricavi. Consiglieri o amministratori donne non migliorano per forza le prestazioni delle imprese familiari, ma quando siedono insieme in consiglio i profitti possono salire fino al 18%, al 12 se la presenza femminile aumenta dal 25 al 75%.
Giuliana Gambuzza