Lo spread tra Btp italiano e Bund tedesco è sceso sotto la soglia di 70 punti, un valore che non si vedeva da quasi sedici anni. La differenza tra il rendimento dei titoli di Stato decennali italiani (Btp) e quelli tedeschi (Bund) conferma che l’Italia è tornata ad essere un Paese considerato stabile dagli investitori, come l’agenzia di rating Moody’s aveva anticipato settimane fa. A fine novembre la società newyorkese di valutazione del debito aveva alzato il rating sull’Italia e promosso i conti pubblici dopo 23 anni, come attestato di fiducia. La flessione del rischio è sorprendente in relazione agli altri paesi europei: oggi il debito italiano è più sicuro di quello di Parigi, dove gli Oat (i tit itoli pubblici francesi) sono a 75 punti.

L'andamento dello Spread Btp - Bund

L’andamento dello Spread Btp – Bund

I risparmi – «I titoli di Stato italiani continuano a sovraperformare – ha dichiarato l’economista Mohamed El-Erian al Corriere della Sera – Non solo per i progressi di Roma, ma anche per le difficoltà che emergono altrove nel continente». Lo spred a 70 è una notizia positiva anche perchè conferma una tendenza: il differenziale è passato da 120 punti a gennaio ai valori attuakli, una riduzione di oltre il 35% in poco più di 11 mesi. A parte alcune oscillazioni di poca entità, i grafici rilevano che lo spread è andato calando da settembre 2022, mese delle elezioni politiche vinte dalla coalizione di centro-destra. Per questo, la notizia è stata ben accolta dal governo in carica: «In questi anni abbiamo lavorato per restituire all’Italia quella credibilità di cui aveva bisogno per affrontare un quadro economico, finanziario e internazionale tra i più complessi di sempre», ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Anche i conti pubblici ne beneficiano: la discesa dello spread riduce il costo del debito e per questo le nuove emissioni avranno una cedola inferiore. Secondo la stima dell’Ufficio parlamentare di bilancio, lo Stato potrebbe risparmiare oltre 17 miliardi di euro nei prossimi 5 anni.

Governi passati – L’Italia non è il fanalino di coda dell’Eurozona, almeno non più. Per più di quindici anni lo spread ha segnalato l’abisso che divideva i titoli di Stato nazionali dal modello tedesco, il rischio percepito dagli investitori rispetto alla solidità degli altri stati euro. Nel 2008 al governo italiano c’era Silvio Berlusconi, alla Casa Bianca il primo presidente americano nero della storia, Barack Obama, e i mercati azionari facevano i conti con la crisi dei mutui subprime, che portarono al fallimento di Lehman Brothers. In Italia la deflagrazione della crisi finanziaria arrivò più tard: ad aprile 2008, lo spread si assestava a 50 punti. Da quel momento in poi, la differenza di rendimento tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi è via via aumentata per scoppiare a novembre 2011 toccando quota 530: Berlusconi si dimise per l’ultima volta da presidente del Consiglio e al suo posto arrivò Mario Monti, il primo della lunga lista di governi tecnici che, sia pure con qualche pausa, hanno guidato il Paese fino al 2022.