Dopo l’Ue, anche l’Ocse bacchetta l’Italia per il debito pubblico, ancora troppo forte rispetto al Pil, e rivede al ribasso la stima per il prodotto interno lordo nel 2013: -1,9% invece di -1,8% come previsto nel rapporto Economic Outlook di maggio.
Dati poco rassicuranti vengono anche per la crescita prevista per il 2014. L’Ocse oggi la pone allo 0,6%. Meno di quanto indicato da Istat e Governo, cioè lo 0,7%. E di gran lunga meno dell’1,1% indicato dal ministro Fabrizio Saccomanni qualche mese fa.
L’Italia si conferma così l’unico Paese del G7 ancora in recessione. Nonostante l’apprezzamento del lavoro svolto dal Governo Letta sul fronte del deficit, l’Ocse avverte: “Con un rapporto debito-Pil ancora in aumento, ci sarà bisogno di una stretta di bilancio intensa almeno quanto programmato nel 2014-2015”.
C’è però un aspetto positivo: ”Gli investimenti e, di conseguenza, il Pil potrebbero riprendersi in modo più robusto del previsto, soprattutto se il piano di rimborso dei debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese riuscirà a dare un impeto sostanziale all’economia”. A fare da traino alla crescita saranno le esportazioni che, secondo l’Ocse, dovrebbero accelerare nei prossimi due anni grazie all’aumento della domanda estera, passando dal 3,6% del 2014 al 4,9% del 2015. Questo anche se la crescita globale sarà poco brillante.
L’Ocse lancia un allarme anche sul fronte del lavoro: quella italiana sarà una “Jobless recovery”. La disoccupazione nei prossimi due anni è destinata a restare alta, “in quanto è probabile che l’impatto della crescita della domanda si traduca inizialmente in un aumento dell’orario di lavoro medio delle persone già occupate”. Il tasso di disoccupazione italiano salirà nel 2014 al 12,4%, con una crescita dello 0,3% rispetto all’anno in corso, per poi scendere nuovamente al 12,1% nel 2015. L’invito è quindi quello a ridurre il cuneo fiscale, la differenza tra il costo sostenuto dal datore di lavoro e la retribuzione netta del dipendente. La riforma della tassazione sul lavoro dovrebbe alleggerire il peso fiscale sui salari e spostarsi su consumi e rendite finanziarie.
Angela Tisbe Ciociola