Il Covid-19 ha devastato l’economia mondiale e ha messo in ginocchio intere categorie, ma ci sono settori che sono stati risparmiati dagli effetti nefasti del contagio e anzi, sono riusciti a crescere a dismisura. Dalle industrie farmaceutiche a quelle attive nelle telecomunicazioni, sono molte le aziende che hanno aumentato il proprio giro di affari durante l’anno della pandemia. Complici i mesi di lockdown molte necessità sono cambiate, e con esse le logiche di mercato: con l’avvento del Covid alcuni settori produttivi hanno intrapreso un’autentica corsa all’oro.
Quanto valgono i vaccini – Il valore in borsa delle aziende farmaceutiche arrivate per prime alla corsa al vaccino è lievitato di oltre 100 miliardi di dollari, grazie anche alle copiose iniezioni di fondi pubblici. l’Unione Europea ha stanziato 2,7 miliardi di euro per sostenere i laboratori di ricerca e sviluppo, mentre l’americana Biomedical advanced research and development agency ne ha sborsati oltre 15. Si stima che Moderna, che fino al 2019 contava 200 dipendenti e 60 milioni di ricavi, aumenterà il proprio fatturato ad oltre 10 miliardi nel 2021. Se l’impatto dei vaccini per i big del settore come Pfizer e AstraZeneca risulta tutto sommato contenuto, lo stesso non si può dire per la statunitense Novavax, il cui valore è aumentato negli ultimi 12 mesi di oltre il 6000%. Più indecifrabile il ritorno economico del vaccino russo Sputnik o del cinese Sinopharm, che hanno assunto il ruolo di veri e propri “vaccini di Stato”: quella che si profila all’orizzonte è una “diplomazia del farmaco” che, lungo l’asse Mosca – Pechino rischia di spostare gli equilibri politici e economici a livello mondiale.
Da Amazon a Zoom: chi guadagna in pandemia – Non sono solo le industrie farmaceutiche ad aver tratto vantaggio dalla pandemia. Con milioni di persone costrette a rimanere in casa il modo migliore per procurarsi generi di prima (e seconda) necessità è diventato spesso quello di farseli recapitare a casa. La pandemia ha sancito la consacrazione definitiva del commercio online, a discapito dei negozi di prossimità, e dunque l’ascesa inarrestabile di colossi del settore come Amazon. La multinazionale di Jeff Bezos, uomo più ricco del mondo con un patrimonio stimato di oltre 186 miliardi di dollari ha dovuto assumere nell’ultimo anno più di 400.000 dipendenti: nel 2020 sono stati effettuate più di 2,5 miliardi di consegne in tutto il mondo, e nei mesi di lockdown la multinazionale ha registrato i profitti più alti della sua storia, triplicando i propri già sostanziosi utili.
Discorso analogo per quanto riguarda i servizi di streaming e di telelavoro: il fatturato di Netflix ha registrato nell’ultimo anno un incremento di 25 miliardi di dollari, in virtù degli oltre 36 milioni di nuovi abbonamenti. Il caso più eclatante è tuttavia quello di Zoom. La piattaforma di teleconferenze californiana era praticamente semisconosciuta al grande pubblico in tempi pre pandemici, mentre adesso è diventata uno dei principali strumenti di lavoro, nonostante rimangano alcuni problemi relativi alla gestione dei dati personali degli utenti: la società ha fatto registrare un incredibile salto in avanti: nel 2020 l’incremento dei ricavi è stato di oltre il 300% rispetto al 2019. Anche la giapponese Nintendo, leader nel settore dei videogiochi, è stata risparmiata dalla pandemia. Le vendite della nuova consolle “Switch” sono aumentate di oltre 5 milioni, trainando un incremento di capitale che nell’ultimo trimestre è stato di 145 miliardi di yen (1,4 miliardi di dollari).
Più di 2,3 milioni di morti nel mondo – Oltre 106 milioni di contagi con più di 2,3 milioni di morti. Sono questi gli ultimi dati mondiali sulla pandemia da Coronavirus pubblicati l’8 febbraio dalla Johns Hopkins University. Gli Stati Uniti rimangono il primo Paese sia per numero di casi (superata la soglia dei 27 milioni) che per morti (oltre 460mila). Seguono Brasile (più di 230 mila decessi), Messico (oltre 166 mila) e India (155 mila). L’Italia registra più di 2,6 milioni di contagi e oltre 91 mila morti, assestandosi rispettivamente all’ottavo e al sesto posto a livello globale. Israele si conferma capofila sul fronte delle vaccinazioni effettuate, con più di 5,5 milioni di dose somministrate: agli ordini di Netanyahu è stato immunizzato più del 64 per cento della popolazione, per distacco il dato più elevato a livello globale.