Vendere l’oro della patria. L’ipotesi del governo, per ora nulla più di indiscrezioni, sarebbe di vendere parte delle riserve d’oro della Banca d’Italia per evitare l’aumento dell’Iva dal 2020 per effetto delle clausole di salvaguardia stabilite dalla manovra approvata a dicembre. Servono 20 miliardi di euro e, visto che le oltre 2400 tonnellate di riserve equivalgono a 90 miliardi, si tratterebbe di una vendita sostanziosa. Non è comunque la prima volta che si pensa di usare le riserve di Bankitalia: ci pensarono in forme diverse sia il quarto governo Berlusconi nel 2009 sia il secondo governo Prodi nel 2007.

A cosa serve l’oro? – L’oro serve per dare fiducia agli investitori internazionali riguardo il sistema finanziario italiano e, insieme a quello dei singoli Stati dell’Unione Europea e a quello comunitario della Banca centrale europea, per la stabilità della moneta unico nel suo complesso. Come tutte le banche, anche le banche centrali devono tenere in equilibrio passivi e attivi. Per le banche centrali i passivi sono l’emissione di moneta, che di per sé non ha un valore vero e proprio. Le riserve in oro servono a dare validità alla moneta emessa, a garantirne la solidità e l’uso corrente. L’oro può essere utilizzato dalla Banca d’Italia per diversi motivi: l’acquisto o la vendita possono essere fatti sia per scopi finanziari, sia per variare il livello delle riserve. L’oro può essere depositato per ricavarne gli interessi e infine può essere utilizzato come garanzia per ottenere dei prestiti sul mercato. Per esempio, in caso di crisi l’Italia può garantire di avere almeno un centinaio di miliardi di riserve in oro per intervenire sui mercati e da dare in garanzia per prestiti o altre operazioni. Questo ruolo è in generale affidato alle cosiddette “riserve valutarie” di uno Stato, che possono essere fatte in minima parte d’oro e per il resto in valute straniere solide (come lo stesso euro), titoli di Stato o riserve di materie prime pregiate come il petrolio. Storicamente, l’Italia ha sempre avuto grandi riserve d’oro per compensare la lira, che era una moneta molto debole e svalutata. Oggi l’oro è il 68% delle riserve internazionali della Banca d’italia. Il vantaggio dell’oro è che ha un valore di per sé che non può andare perso in seguito a decisioni o addirittura crisi di uno Stato perché non è emesso da nessuna Nazione. Inoltre è universalmente considerato un metallo prezioso da secoli e probabilmente continuerà a esserlo per molto tempo, conservando quindi il suo peso. Infine, non si consuma col tempo: alcuni lingotti della riserva risalgono alla seconda guerra mondiale, al punto da avere una svastica incisa in quanto rubati dalla Germania dopo l’8 settembre e restituiti dopo la pace, e sono rimasti uguali da allora.

Dov’è l’oro italiano – Poco meno della metà delle riserve della Banca d’Italia è tenuto nelle casseforti di Palazzo Koch a Roma, la sede centrale. Trecento tonnellate sono divise in parti uguali tra le banche centrali di Regno Unito e Svizzera, mentre oltre 1000 tonnellate sono nei caveau della Federal Reserve negli Stati Uniti. Come spiega il sito di Bankitalia, la decisione di tenere gran parte dell’oro italiano oltre confine serve per ridurre rischi e costi e per avere fisicamente le riserve vicine alle principali piazze finanziarie di commercio dell’oro, in modo da poterlo vendere in fretta in caso di necessità. Il sito dichiara anche che «al momento, l’attuale allocazione geografica delle riserve risulta adeguata e, pertanto, non sono previste ricollocazioni di oro». Insomma, l’oro italiano resta dov’è.

Tutto l’oro del mondo – Le riserve auree italiane sono le terze al mondo, quarte se si considera il Fondo monetario internazionale. Davanti in questa classifica soltanto gli Stati Uniti, con 8100 tonnellate ammassate nell’iconico Fort Knox, e la Germania con 3300, che al contrario dell’Italia sta negli anni riportando nei forzieri della Bundesbank l’oro tedesco depositato all’estero. La Francia, subito dietro all’Italia, ha soltanto 6 tonnellate in meno. Altri Paesi rilevanti sono la Russia, quinta con 1900 tonnellate, che negli ultimi sei anni è stata il maggior compratore mondiale d’oro per mettersi al riparo dalla crescente tensione internazionale, e la Cina che pur essendo sesta con 1800 tonnellate affida all’oro soltanto il 2,5% delle proprie riserve internazionali. La Svizzera, settima, è il Paese con più oro per abitante: se lo distribuisse ai suoi cittadini, ognuno otterrebbe poco più di un etto d’oro. Se l’Italia facesse lo stesso, distribuirebbe ad ognuno 40 grammi di metallo.