I giovani d’oggi non hanno voglia di lavorare? Macché. A rispondere alle polemiche dei ristoratori, che si lamentano di una scarsa domanda di occupazione nel settore, ci pensa una ricerca di Jobtech, agenzia digitale per il lavoro. Al termine di un’indagine condotta raccogliendo oltre 4.000 profili di persone alla ricerca di un impiego, emerge che dall’inizio del 2021 l’aumento della domanda è stata del 101%. E principalmente di giovani.

Allarme giovani – Mancano camerieri, cuochi e baristi, ma anche pasticcieri, gelatai e barman. Persino pizzaioli. L’allarme è stato lanciato dalle associazioni dei ristoratori nelle scorse settimane, e subito raccolto da un’opinione pubblica che non ha tardato a puntare il dito contro giovani svogliati e allettati più dal reddito di cittadinanza che dal sudore della fronte. Ma la realtà, ancora una volta, si mostra più complicata di così. E lo è a maggior ragione in un settore che è stato devastato dalla pandemia e in cui regna incontrastato da anni il lavoro in nero.

Domanda offerta – Con la riapertura delle attività commerciali è ripartita anche la ricerca di occupazione. E avendo difficoltà a lasciare curriculum porta a porta, molti si sono rivolti ad agenzie online. Jobtech nella sua indagine ha fotografato la situazione della ristorazione analizzando le richieste arrivate attraverso il suo portale Camerieri.it, e arrivando a tracciare addirittura un identikit dell’aspirante lavoratore: «Le proteste dei datori di lavoro devono essere bilanciate dalla consapevolezza che esistono numerosi professionisti che vorrebbero essere impiegati, con le giuste tutele e i dovuti diritti, nel settore – dichiara Angelo Sergio Zamboni, Co-founder di Jobtech – Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro nella ristorazione rappresenta, secondo le nostre analisi, uno dei principali freni alla ripresa delle attività in uno dei business più importanti e strategici per l’Italia, la cui vocazione turistica deve poter contare su dipendenti affidabili, tutelati e produttivi».

Identikit – Uomini, poco più che trentenni e con buona esperienza nel settore. Il diploma è di scuola superiore, ma la padronanza di italiano e inglese è buona, così come è massima la flessibilità per venire incontro alle esigenze del capo. L’identikit del candidato cameriere medio è chiaro. Il 55% è uomo, il 75% diplomato e l’11% anche laureato. L’inglese è la lingua più conosciuta, seguita da francese e spagnolo. Il 96% è disponibile a lavorare nei weekend, il 39% di notte, l’84% si accontenterebbe di un contratto part-time, mentre il 57% lavorerebbe addirittura a chiamata. Il curriculum, poi, è variegato. Dalla cucina ai servizi di sala, dall’accoglienza fino alle pulizie: la padronanza della ristorazione è completa, anche se non manca chi è alla prima esperienza. La statistica qui parla di un 15% con almeno 5 anni di esperienza nel settore, mentre il 21% si ferma a un solo anno.