Il maxi-emendamento presentato al Senato rappresenta probabilmente la versione definitiva della manovra di bilancio per il 2019. Il rapporto deficit/Pil è stato abbassato di nuovo al 2% netto, grazie a 9 miliardi di tagli alle spese e nuove entrate stimate in 1,2 miliardi. I principali risparmi riguardano pensioni e assunzioni, ma è prevista anche una nuova tassa sul web.

Iva al 26,5% dal 2021? – Per garantire la stabilità del bilancio dal 2020 in poi, anche stavolta troviamo le “clausole di salvaguardia”. Queste clausole prevedono un aumento automatico dell’Iva in caso le manovre dei prossimi anni non trovino coperture sufficienti a mantenere stabili debito e deficit. L’aliquota standard passerebbe, in caso di necessità, dal 22% attuale al 25,2% nel 2020 e al 26,5% nel 2021. Anche quella ridotta si alzerebbe di 3 punti fino al 13%. È invece stato evitato l’aumento al 23% per il 2019 previsto da clausole delle manovre precedenti.

Quota 100 e reddito di cittadinanza – Le due riforme simbolo di Lega e 5 Stelle rimangono nella manovra, ma modificate per essere meno costose. A partire dal 1 aprile 2019 scatterà quota 100 e sarà possibile andare in pensione a 62 anni di età e 38 di contributi, tenendo presente che l’assegno mensile sarà più basso rispetto alla pensione ordinaria a 67 anni. In più sono previste due misure per ridurre il numero di richiedenti: una è che vi saranno tre o sei mesi di tempo tra l’effettivo raggiungimento della quota 100 e l’assegnamento concreto della pensione. L’altra è il divieto di cumulo, cioè la pratica di andare in pensione e contemporaneamente continuare a lavorare; sarà possibile lavorare solo se non si superano i 5mila euro lordi all’anno.

Il reddito di cittadinanza invece avrà risorse ridotte a 7,1 miliardi rispetto ai 9 iniziali, ma dal governo assicurano che non verrà diminuito il numero di beneficiari. A partire dall’1 aprile 2019 i redditi inferiori a 9mila euro potranno richiedere un assegno di massimo 780 euro (500 se si vive in casa di proprietà), valido anche per più persone di una stessa famiglia purché ciascuna sotto i 9mila euro l’anno. I beneficiari però non dovranno avere un conto in banca sopra i 5mila euro e non dovranno aver comprato seconde case o auto nuove di recente, in caso contrario il reddito sarebbe negato. Rimane l’obbligo di formarsi per 18 mesi presso i centri per l’impiego, di dedicare almeno 8 ore a settimana a lavori di pubblica utilità nel proprio Comune e di dover accettare una delle proposte di lavoro fornite dai centri per l’impiego, potendone rifiutare soltanto due.

Ecotassa riguarderà il 5% delle auto – La discussa ecotassa che ha fatto scontrare Lega e 5 Stelle è rimasta nel maxi-emendamento, ma in versione molto minore. Ci saranno contributi per chi rottama un’auto a benzina per acqusitarne una elettrica: 6mila euro per un’auto elettrica pura e 2500 per una ibrida. Sono previsti però solo 60-70 milioni per coprire tutte le richieste, che quindi non potranno eccedere le 40mila circa. Per quanto riguarda invece i disincentivi all’acquisto di auto a benzina o diesel, i modelli colpiti sono molto pochi. Saranno tassate tra i 1000 e i 2500 euro le nuove immatricolazioni con emissioni di CO2 superiori a 161 g/km. Una ricerca pubblicata su Quattroruote spiega che supera questo livello solo il 4,5% delle auto attualmente circolanti in Italia, per lo più suv e auto di lusso. Le auto che avrebbero potuto godere del bonus invece sono lo 0,5% dell’attuale parco auto nazionale.

Tasse e stop indicizzazioni per le pensioni – Dal 2019 al 2024 le pensioni superiori ai 100mila euro l’anno subiranno una tassazione straordinaria divisa in cinque fasce a tassazione crescente. La minima è tra i 100mila e i 130mila euro e prevede una tassa del 15%. Seguono il 25% tra i 130 e i 200, 30% tra i 200 e i 350, 35% tra i 350 e i 500. Infine l’ultima fascia comprende tutte le pensioni sopra il mezzo milione di euro, che saranno tassate al 40%.
Previste misure anche per le pensioni inferiori. Gli assegni a partire da 1522 euro al mese, pari a tre volte la minima, si vedranno tagliare dal 2019 al 2021 l’indicizzazione, cioè l’aumento dell’assegno in corrispondenza con l’inflazione e l’aumento del costo della vita. Sono previste 6 fasce di tagli, quella maggiore sarà del 60% per le pensioni sopra i 4566 euro al mese, ovvero nove volte la minima.

Tasse e dismissioni – La principale nuova entrata che il governo prevede è la web tax, l’imposta sui servizi digitali. È studiata per colpire le grandi aziende digitali: tutte le imprese con un ricavo totale superiore ai 750 milioni dovranno versare il 3% dei propri ricavi ogni trimestre. Le previsioni sono di guadagnarci 150 milioni nel 2019 e 600 negli anni successivi. Un altro importante contributo dovrebbe venire dalla dismissione del patrimonio immobiliare statale, misura tentata anche da governi precedenti. Entro il 30 aprile dovrà essere presentato un piano per vendere gli edifici non più utilizzati (per esempio caserme dismesse) che dovrebbe portare nelle casse dello Stato 950 milioni nel solo 2019 e 300 milioni nei successivi due anni.