Lo spettro della procedura d’infrazione per deficit eccessivo nell’ambito della mancata riduzione del debito apre la strada a «possibili modifiche alla manovra economica per rientrare negli standard europei, pur senza rinunciare alle priorità del Governo». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Economia Giovanni Tria, nel corso di una audizione in Aula al Senato sugli sviluppi della legge di Bilancio e della trattativa con l’Europa tenutasi il 28 novembre. Intanto prosegue nella Commissione Bilancio della Camera l’esame degli emendamenti alla manovra. Il punto è ancora l’articolo 20, che tratta i fondi per l’introduzione del reddito di cittadinanza e le pensioni.

Quota 100 – Nell’incontro di venerdì 23 novembre tra Governo e Inps per stabilire le ultime questioni relative alle pensioni e quota 100, si sono confermati i requisiti minimi di uscita a 62 anni e con 38 di contributi. Le novità riguardano le finestre di uscita per il 2019 e 2020 e il divieto di cumulo che, da fisso, diventerà flessibile in rapporto al numero di anni di anticipo. Inoltre, sono state confermate le finestre di uscita differenziate tra i lavoratori del settore pubblico e privato, con il preavviso di sei mesi per gli statali (questo meccanismo avrà una durata limitata di due anni). La prima finestra di accesso potrebbe essere a primavera, non prima però dell’ aprile 2019, per i dipendenti privati che hanno già maturato i requisiti o per chi li maturerà da gennaio 2019. Altre due finestre dovrebbero essere programmate per luglio e ottobre 2019, mentre chi maturerà i requisiti tra ottobre e dicembre dovrà attendere fino a gennaio 2020.
Ma la situazione non è ancora chiara, e le tensioni sulle riforme più importanti della campagna elettorale continuano a farsi sentire. Il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha dichiarato il 29 novembre che «la quota 100 entrerà in vigore all’inizio del 2019. Non ad aprile. Se non sarà a gennaio per motivi tecnici al massimo sarà a febbraio». Sempre questa mattina, durante un convegno al Cnel, il sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon ha indicato la necessità di emendare la riforma pensioni, o con un ritocco della manovra o con un decreto legge a parte: «Il Governo non esclude di fare un emendamento alla manovra su quota 100, i conteggi che abbiamo quest’anno sono inferiori a 6,7 miliardi». Salvini ha però assicurato ai giornalisti che «non verrà tolto nulla da quota 100. Se gli esperti ci diranno che abbiamo messo a bilancio più soldi del necessario, li useremo per fare altro», escludendo un’eventuale riduzione di fondi da investire nella riforma pensioni.

Reddito di cittadinanza – Secondo Luigi Di Maio, vicepremier e ministro del Mise, la misura firmata M5S dovrebbe partire con le prime erogazioni ad aprile 2019. La portata del reddito di cittadinanza era stata significativamente depotenziata già prima della bocciatura di Bruxelles: degli originari 17 miliardi previsti, il Governo ha stanziato nella legge di Bilancio un fondo di soli 9 miliardi. La discussione principale in queste ore riguarda però le “tessere fantasma”. La questione è scaturita dalle dichiarazioni di Di Maio a Piazza Pulita, che ha dichiarato di aver già mandato in stampa 5-6 milioni di tessere. Il caso è esploso dopo le affermazioni del viceministro all’Economia Laura Castelli ad Otto e mezzo. Il viceministro ha dato risposte generiche di Lilli Gruber e Alessandro Sallusti che le chiedevano del numero di tessere e della tipografia che si sta occupando della stampa.
«Al di là delle imbarazzanti e confuse parole del vice ministro, ci chiediamo: se ancora non c’è una norma che autorizza la spesa, come è stato possibile stampare le tessere? E se la tipografia non è l’Istituto Poligrafico dello Stato, a chi è stata affidata la stampa e a quali costi? E se queste tessere, che evidentemente non possono essere al portatore ma nominative, sono già in stampa, significa che il governo conosce già nome e cognome dei beneficiari del reddito di cittadinanza?». Questo è quanto ha dichiarato il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, preannunciando un’interrogazione di FdI sulle dichiarazioni della Castelli.

Le dichiarazioni del premier – Anche Giuseppe Conte è intervenuto sulla manovra, assicurando la volontà di collaborare dell’Italia e la disponibilità dell’Europa. «Quando ho detto “we are friends” mi sono pentito: evoca il fatto che potessimo aver litigato. Dico allora “we were friends and we are still friends”. Eravamo amici e continueremo ad esserlo» «Spero che da questo dialogo possa nascere una soluzione condivisa».