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Landini, segretario Fiom, è convinto che il futuro di Fiat-Chrysler sarà solo americano

Mentre amministratore delegato e presidente di Fiat – Sergio Marchionne e John Elkann – sono a Detroit per il North American Auto Show e a ricevere complimenti per la recente acquisizione totale di Chrysler, il segretario generale della Fiom Maurizio Landini rinnova le critiche ai microfoni di Radio Rai1: “In tutta questa brillante operazione finanziaria di Marchionne emerge che la famiglia Agnelli non tira fuori neanche un euro né per gli investimenti nel settore auto né per l’impegno a mantenere la presenza in Italia”.

Dopo le tante manifestazioni di soddisfazione e i complimenti arrivati nei giorni scorsi per l’operazione, ecco l’ennesimo attacco di Landini. Preoccupato dal futuro industriale degli impianti Fiat in Italia e irritato dal trionfalismo degli ultimi giorni, il segretario Fiom si è rivolto direttamente al premier Letta: “Sarebbe necessario che la presidenza del Consiglio, che si preoccupa di portare in Italia investitori stranieri, si preoccupi anche e soprattutto che i grandi gruppi italiani non vadano via, non vadano all’estero”. Secondo Landini, infatti, “In un Paese serio, come è avvenuto negli Stati Uniti, in Germania e in Francia, la discussione su un patrimonio industriale deve essere al centro delle attenzioni del governo: c’è il pericolo di perdere un patrimonio industriale, di competenze”.

In vista del consiglio di amministrazione di Fiat-Chrysler del 29 gennaio, che deciderà la sede centrale del gruppo tra Detroit e Torino, Landini non si fa illusioni: “Da quello che Marchionne ha dichiarato mi pare evidente che il centro delle attività e della produzione sia già negli Stati Uniti, non più in Italia”. Anche riguardo alla prospettiva di puntare sul settore del lusso e di basare in Italia la produzione di Alfa Romeo, Landini è scettico. Soprattutto dal punto di vista dei grandi numeri: “C’è il rischio concreto che in Italia si rimettano in discussione occupazione e stabilimenti, perché parlare solo di produzione di auto di lusso significa che quei volumi non saranno in grado di garantire il permanere degli investimenti”. In attesa del 29 gennaio e di conoscere più nel dettaglio le strategie del nuovo gigante italo-americano del settore auto, la distanza tra Usa e Italia, Detroit e Torino, sembra aumentare ogni giorno di più.

Federico Thoman