Lasciando la porta sempre aperta a eventuali proposte della francese Vivendi, Mediaset si rimbocca le maniche e va avanti concentrandosi su tagli alle spese e aumento dei ricavi. L’azienda punta innanzitutto al riassetto di Premium per poi passare alla riorganizzazione del gruppo e all’incremento delle entrate pubblicitarie. Obiettivo: far salire il proprio Ebit (Earnings before interests and taxes, ovvero il reddito della società prima che vi gravino le imposte e gli oneri finanziari) di quasi 500 milioni nei prossimi tre anni.
Il progetto Premium – Presentato a Londra, il piano finanziario del gruppo guidato da Pier Silvio Berlusconi prevede di aumentare il reddito aziendale di 468 milioni di euro entro il 2020, partendo proprio dalla pay-tv al centro della controversia finanziaria (e legale) con la società di comunicazione che fa capo a Vincent Bolloré. I fatti sono noti: Mediaset Premium, la televisione a pagamento del gruppo di Cologno Monzese, doveva essere assorbita da Vivendi; i francesi, che avevano firmato un pre-contratto, hanno ritirato l’offerta, facendo crollare il titolo in borsa e procedendo poi a una scalata che li ha portati ad acquisire il 28,8% di Mediaset, appena sotto la soglia che fa scattare l’Offerta di pubblico acquisto.
Pier Silvio Berlusconi, davanti alla comunità finanziaria riunita nella City inglese, si sbottona poco sul caso Vivendi ma dichiara: «Come Mediaset siamo aperti a qualunque offerta possa creare valore e avere un senso industriale. Ma nessuna proposta ci è arrivata».
Nel frattempo Premium cercherà di essere meno dipendente dagli investimenti, e dai rientri, relativi al calcio. La pay-tv, che in un decennio di vita ha sempre chiuso col segno rosso, parteciperà all’asta per l’acquisto dei diritti sulla Champions League e per la Serie A, ma con un approccio diverso rispetto agli scorsi anni. D’ora in poi si terrà conto dell’effettivo ritorno economico dell’avere il calcio in esclusiva (fino ad adesso la spesa era di 600 milioni di euro all’anno). Nel caso i prezzi risultassero ancora esorbitanti, Mediaset si è detta pronta a rinunciare. In sostanza Premium dovrà reggersi in piedi anche senza il calcio. Porre un freno agli sprechi della pay-tv dovrebbe portare un aumento di Ebit di 200 milioni nell’arco di tre anni.
Pubblicità e investimenti – Gli altri aspetti su cui Mediaset punterà nei prossimi mesi per sistemare i conti sono la pubblicità, la riorganizzazione dell’azienda e degli investimenti. Per quel che riguarda l’advertising, la quota del mercato pubblicitario passerebbe dal 37,4% dell’anno scorso al 39% del 2020: più di un punto percentuale e mezzo, pari a un aumento dei ricavi di 90 milioni di euro. Mediaset punta poi ad aumentare il proprio Ebit di diversi milioni con una riorganizzazione generale del gruppo. Più di cento milioni (123 per l’esattezza) dovrebbero provenire dallo snellimento dell’organico ma senza licenziamenti. Altri 45 milioni dal miglioramento degli investimenti e dei contenuti, anche con produzioni internazionali e crossmediali sulle diverse piattaforme del gruppo. Dieci milioni dovrebbe fruttare poi lo sviluppo delle radio dell’azienda, che sono 101, Virgin e 105. Fra i progetti per il 2017 c’è infine la creazione di una piattaforma digitale su cui fruire i contenuti generalisti di Mediaset in maniera gratuita e on demand. Simile a quella che è Infinity oggi, però gratis.