Dall’aula di tribunale ai mercati finanziari. Parte la seconda battaglia della guerra televisiva tra Mediaset e Vivendi. Il titolo del gruppo italiano schizza a Piazza Affari dopo l’annuncio dei francesi di voler diventare il secondo azionista di riferimento. Salita al 3% del capitale di Mediaset, cercherà di raggiungere una quota tra il 10 e il 20%. “È una vera e propria scalata ostile”, ha commentato Fininvest, già protagonista di un contenzioso con i francesi per il mancato accordo su Premium.
LA SCALATA OSTILE. La francese Vivendi è uscita allo scoperto il 12 dicembre: ha rastrellato il 3,01% del capitale del gruppo italiano e ha informato la Consob del superamento della soglia rilevante di capitale. Nel tardo pomeriggio l’annuncio, visto come una dichiarazione di guerra da parte di Mediaset. Dopo l’avvio del rastrellamento di azioni da parte di Vivendi, il titolo registra un fisiologico -1,57% mentre il titolo Mediaset vola in borsa entrando negli scambi con un rialzo del 24%.
L’ACCUSA DI MEDIASET. Il gruppo della famiglia Berlusconi interpreta il tentativo di scalata orchestrato da Vincent Bolloré, primo azionista di Vivendi, come fase consecutiva e premeditata dell’accordo dello scorso 8 aprile, poi saltato. Il ripensamento su Premium dei francesi, che avrebbero dovuto acquistarne l’89% delle azioni, “faceva parte di un disegno ben preciso – commenta Fininvest – cioè creare le condizioni per far scendere artificiosamente il valore del titolo Mediaset”.
LA BATTAGLIA IN TRIBUNALE. Vivendi ha smentito le accuse, affermando di aver iniziato il rastrellamento delle azioni di Mediaset dopo che la prevista acquisizione della piattaforma Premium “ha malauguratamente fatto sorgere un contenzioso” tra le due aziende. Dopo la mancata finalizzazione dell’acquisto, Mediaset ha rifiutato le proposte di Vivendi per trovare una “soluzione amichevole al fine di risolvere la controversia”. La mossa della società di media e contenuti guidata da Arnaud de Puyfontaine è aumentare “la propria attività nell’Europa meridionale” insistendo sull’importanza della società italiana per sviluppare un’unica strategia europea di realizzazione di contenuti mediatici.
L’accordo di aprile prevedeva l’acquisto del 3,5% di Mediaset, e l’89% di Mediaset Premium. A fine luglio è arrivato lo stop quando Vivendi ha affermato di volersi fermare al 20% delle quote della paytv, puntando invece ad avere in tre anni il 15% di Mediaset. Di lì il contenzioso giunto in tribunale.