Mediobanca cambia orizzonti. La principale banca d’affari italiana punterà forte sul risparmio gestito. A dirlo è l’amministratore delegato, Alberto Nagel, in una nota in cui articola il nuovo piano industriale 2016-2019 approvato mercoledì 16 novembre dal consiglio di amministrazione. Prevista l’acquisizione del 50% di Banca Esperia da Mediolanum e la cessione del 3% di Generali.

La somma disponibile per le acquisizioni previste dall’istituto di piazzetta Cuccia ammonta a circa un miliardo di euro. Più in dettaglio, sono 141 i milioni che l’istituto di credito ha offerto per l’acquisto del 50% di Banca Esperia, raggiungendone così la totale proprietà. L’assorbimento di Esperia permetterà a Mediobanca di ampliare l’offerta dei servizi di private banking, ossia i servizi bancari dedicati ai privati, tramite la creazione di un marchio apposito che prenderà il nome di “Mediobanca private banking”. Il tutto nell’ottica di una gestione sempre più professionale e ad hoc del risparmio accantonato dai correntisti rispetto a quanto fatto finora.

Alberto Nagel - amministratore delegato di Mediobanca

Alberto Nagel – amministratore delegato di Mediobanca

La trasformazione del gruppo verso un soggetto finanziario diversificato e più eterogeneo darà la possibilità di far crescere le attività bancarie con un’elevata redditività. Non solo. È stato posto l’accento sui patrimoni bancari che verranno gestiti con il “wealth management”: il sistema offerto dai intermediari finanziari e non al pubblico e che comprende il private banking.  Per rafforzare il settore risparmio, all’interno della banca verrà creata un’apposita divisione che includerà Che Banca!, Banca Esperia, Spafid e Compagnie Monegasque de Banque.

Il contributo al risultato operativo del Corporate and investment banking (Cib) calerà al 32%, il Consumer banking al 33%, Principal Investing al 20% mentre aumenterà il Wealth management dal 7 per cento di ieri al 15 per cento previsto da oggi. Per recuperare fondi necessari per le acquisizioni, si prospetta la cessione di parte delle azioni di Generali per 1,3 miliardi con un calo previsto della quota dal 13 al 10%.