Il mercato europeo dell’auto cresce, ma si conferma debole. Il settore chiude il 2019 con un aumento delle vendite dell’1,2% rispetto al 2018 a fronte di 15.805.752 immatricolazioni complessive nell’area Ue più Efta (l’Associazione Europea di Libero Scambio che include Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera). A comunicarlo è Acea, l’associazione dei costruttori europei dell’auto. Positivo il mese di dicembre, che fa registrare una crescita del 21%, pari a 1.261.742 milioni di vetture passeggeri vendute rispetto allo stesso periodo del 2018. In questo quadro delude Fca, reduce dall’annuncio di fusione con PSA: il gruppo italo-americano cala del 7,3% rispetto all’anno precedente a fronte delle 946.571 auto vendute nell’area.
Livello pre-crisi lontano – Il risultato rimane al di sotto (-1,24%) del livello precedente alla crisi del 2007, anno in cui le immatricolazioni toccarono quota 16.003.436. L’Italia, quarto mercato europeo, come da tradizione traina insieme a Germania, Regno Unito, Francia e Spagna, le immatricolazioni con quasi tre quarti del volume totale. La crescita rispetto al 2018 è stata tuttavia molto lieve (0,3%), mentre il mese di dicembre fa segnare un +12,5%. Ma mentre gli acquisti negli altri paesi sono ritornati ai livelli di dodici anni fa, il mercato nazionale continua ad arrancare e non dà quel contributo che si sarebbe rivelato decisivo: sono 576.786 le immatricolazioni mancanti nel Bel Paese per arrivare alla quota pre-crisi.
Germania: mai così bene negli ultimi vent’anni – Il mercato tedesco, invece, chiude con 3.607.258 immatricolazioni (+5%), miglior risultato degli ultimi venti anni dopo quello del 2009 grazie anche al sostegno dei bonus aziendali. Il secondo mercato, il Regno Unito, accusa per il terzo anno consecutivo un calo (-2,4% nel 2019). A pesare sono soprattutto la demonizzazione del diesel e le incertezze per la Brexit. Nel Regno Unito viene segnalata una forte crescita in termini percentuali delle auto elettriche, ma in valori assoluti il numero è modesto, come peraltro in quasi tutti gli altri mercati europei. Il terzo mercato, quello francese, chiude in positivo l’anno (+1,9%), quello spagnolo invece risulta in calo del 4,8%.
I numeri di Fca – Andando a guardare i singoli produttori sempre nell’area Ue ed Efta, Fca fa registrare la peggiore performance insieme a Nissan (-20,2%) e Honda (-10%) con una quota di mercato stimata da Acea che scende di mezzo punto percentuale (da 6,5% a 6). In questo contesto, il gruppo guidato da Michael Manley guarda il bicchiere mezzo pieno. In una nota comunica che in Germania le vendite sono aumentate del 4,4% con una quota pari al 3,1%. «Ottimi risultati» a dicembre in Spagna (+23,3% e quota in crescita al 4,3%), ancora in Germania (+29,6%) e soprattutto in Francia (+35,6% e quota al 3,9%). Guardando i dati, però, l’unico brand in crescita è Lancia/Crysler con un +20% rispetto al 2018, pari 10.079 auto in più vendute. A guidare il gruppo è sempre Fiat, in calo di oltre sette punti percentuali in linea con il gruppo, con poco meno di 660 mila vetture immatricolate per una quota del 4,2%. Tra i modelli spiccano i risultati di Fiat Panda e Jeep Renegade, Cherokee e Wrangler. Per la prima auto in particolare nel 2019 (oltre 185.100 immatricolate) le vendite aumentano del 9,2% rispetto all’anno precedente, per una quota del 14,4% che la conferma leader di segmento.
Le speranze nel Green New Deal – «Il mercato dell’auto dell’area Ue+Efta chiude il 2109 senza infamia e senza lode – commenta Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor – mentre il 2020 si presenta con notevoli difficoltà per le restrizioni sulle emissioni di CO2 e per il persistere degli effetti negativi della demonizzazione del diesel». Proprio sul fronte ambiente, si guardano con preoccupazione gli effetti che potrebbero avere sul settore le politiche sempre più green dei vari Stati dell’Eurozona e dell’Unione Europea, pronta a lanciare l’ambizioso piano del presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen per azzerare le emissioni. Andrea Cardinali, direttore generale dell’Unrae, l’associazione delle case automobilistiche estere, «auspica che l’ambizioso Piano di Investimenti da 1.000 miliardi di euro per il Green Deal, annunciato dalla nuova Commissione Europea, possa fungere da catalizzatore per delle politiche integrate di sostegno all’industria auto europea, sia sul lato della domanda sia dell’offerta, a partire dalle infrastrutture di ricarica e connettività, necessarie al raggiungimento degli sfidanti obiettivi di abbattimento delle emissioni».