Il Meccanismo Europeo di Stabilità è una bomba a orologeria. Le forze politiche che sostengono il governo giallorosso hanno tempo fino all’11 dicembre per trovare un accordo, mentre il ministro dell’economia Gualtieri è stato incaricato di rinegoziare l’impianto della riforma con l’Europa già a partire dall’Ecofin del 4 dicembre. Il voto definitivo del Consiglio europeo è previsto per il 13 dicembre. Il Mes è nato per rendere l’Europa inattaccabile in caso di un default finanziario di uno dei suoi paesi membri: è un fondo con un capitale di 700 miliardi che ha lo scopo di soccorrere i paesi dell’area Euro e impedire alla speculazione di scommettere sul fallimento di un membro dell’Unione Europea. Tutto è nato dalla proposta di alcuni paesi nordici di sottoporre il debito dei paesi in difficoltà a una ristrutturazione automatica. Meccanismi che, andando ad agire sulle politiche di spesa dei singoli Paesi, ne ridurrebbero l’esposizione; da qui la polemica poichè alcune forze politiche hanno interpretato le nuove norme come un ulteriore attacco alla sovranità nazionale. L’inasprimento delle norme non è tuttavia stato approvato grazie alla vittoria dell’Italia che si è opposta insieme ad altri Paesi mediterranei.

Le parole di Gualtieri – La riforma «introduce cambiamenti molto, molto limitati» e riguardano «l’attribuzione al Mes della funzione di common backstop», che il ministro dell’Economia ha definito un «successo per l’Italia». Una sorta di paracadute d’emergenza nel caso la situazione finanziaria del sistema bancario di un Paese membro si dovesse ulteriormente aggravare. Le procedure di salvataggio dei singoli istituti di credito non sono toccate dal backstop, funzione che concorre a rifinanziarne il fondo se le risorse non bastassero. «Punto», ha ribadito.

Dicono dall’Europa – «C’è sempre e c’è sempre stato spazio per la trattativa ma ci sono anche regole che vanno rispettate» nell’interesse di tutti i Paesi membri. Lo ha detto il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, rispondendo a una domanda in conferenza stampa a Berlino sulla possibilità di modifiche alla riforma del fondo e di un rinvio della decisione. Seibert ha sottolineato che «la posizione tedesca non è cambiata» e che la trattativa si farà in Europa.

Movimento 5 Stelle – Sembra soddisfatto del rinvio il ministro degli esteri e capo politico Cinquestelle, Luigi Di Maio: «Come abbiamo detto nulla si deciderà finché non si arriverà in Parlamento quando il presidente del Consiglio verrà a riferire e si dovrà approvare una risoluzione. Per noi non esiste solo il Mes, ma la riforma va valutata nell’ambito di un pacchetto di riforme nelle quali c’è tanto da cambiare». La risoluzione che il M5s vuole presentare chiederà che «tutto il pacchetto di riforme Ue venga migliorato». Non ci saranno scontri, rassicura comunque Di Maio, accusato di usare l’arma della crisi di governo a suo favore: «C’è stato un confronto civile e costruttivo. È chiaro che abbiamo opinioni diverse». In un post su Facebook però, il leader 5Stelle alza i toni: «Oggi gran parte dei giornali ed alcuni esponenti politici ci trattano come dei mostri solo perché ieri ci siamo battuti per non firmare al buio il Mes. Se qualcuno pensa di zittire il MoVimento, ha capito male. Nessuno creda di potersi arrogare il diritto di chiuderci la bocca».

Pd – «Bene l’incontro di stasera sul Mes – dice il ministro Dario Franceschini, capodelegazione del Pd al governo – nessuna richiesta di rinvio all’Ue ma un mandato che rafforza il ministro Gualtieri a trattare al meglio l’accordo sul tavolo europeo già dal 4 dicembre. Ovviamente sarà poi il Parlamento a pronunciarsi definitivamente sulle decisioni assunte». La missione del Partito Democratico (insieme a quella del premier Conte) è quella di tenere in piedi il governo di fronte a questi scossoni che l’alleato Luigi Di Maio non sembra così interessato ad attutire.

Lega – «Sono curioso di sentire se Conte ha capito e ha tradito o semplicemente non ha capito quello che stava facendo» ha detto Matteo Salvini che attende, come tutti, l’informativa urgente sulla riforma del Mes che lo stesso premier terrà alle 13 alla Camera e alle 15.30 al Senato. La Lega, che come partito di governo aveva partecipato ai negoziati iniziali del 2018, ora esprime una ferma condanna della riforma del Mes, o come viene chiamato dal suo leader: «Fondo ammazza stati».

Italia viva – Dopo aver disertato la riunione di emergenza a Palazzo Chigi, i renziani ribadiscono: “«Noi — spiega su La7 il leader del partito Matteo Renzi — non abbiamo nulla su cui litigare, se la vedano tra loro». Italia Viva resta ferma sulle sue posizioni.