Ha appena due giorni di vita, ma il memecoin di Donald Trump, pronto a giurare come 47esimo Presidente degli Stati Uniti, ha raggiunto già le decine di dollari di valore, partendo da pochi centesimi. Ora oscilla intorno ai 50 dollari, dopo il picco temporaneo dei 70. Nulla comunque in confronto al valore della criptovaluta originaria, il Bitcoin, che ha sfiorato i 109 mila dollari per unità.
I memecoin dei Trump – L’”Official Trump” è una memecoin, una criptovaluta ancora più instabile di quelle classiche (come Bitcoin o Ethereum). Basata su un meme per l’appunto, un contenuto altamente condivisibile che può diventare virale in breve tempo, ma rischia di perdere valore altrettanto rapidamente, l’”Official Trump” ha già subito in parte questo meccanismo, passando in poche ore da soli 18 centesimi di dollaro per unità a quasi 70 dollari, per poi crollare intorno ai 30 e stabilizzarsi all’alba dell’inauguration day sui 50. Complice forse la scelta analoga della moglie Melania Trump, che a poche ore dal marito ha messo sul mercato la propria moneta digitale, chiamata appunto “Melania”, il cui valore ha superato i 10 dollari a unità, distogliendo probabilmente parte dell’interesse per la moneta del marito. Le società che hanno emesso i due memecoin, riconducibili a Donald e Melania Trump hanno rilasciato rispettivamente il 20% degli “Official Trump” (200 milioni sul miliardo totale) e il 15% dei “Melania” totali, che hanno accumulato insieme una capitalizzazione di circa 13 miliardi di dollari – di cui 10,5 per il solo “Official Trump”. I restanti verranno emessi nel corso dei prossimi 3 anni per quanto riguarda l’”Official Trump” e di un solo anno per il “Melania”. Stando ai prezzi attuali, le riserve delle due monete varrebbero in totale circa 54 miliardi di dollari. La manovra ha avuto successo grazie all’acquisto dei fan di Trump e degli investitori esperti di cripto. Data però la fragilità della moneta, non è escluso che la bolla scoppi sul breve-medio periodo: si tratta di uno strumento che può far guadagnare chi è disposto a speculare sull’entusiasmo iniziale dovuto al cambio di presidenza – primi fra tutti i coniugi Trump, che guadagnano sugli scambi delle valute – ma che non ha, almeno per ora, altri utilizzi concreti. Cosa che non vale invece per il Bitcoin, diventata una valuta accettata per transazioni commerciali in certi contesti, o persino per il dogecoin, un altro esempio di memecoin su cui ha investito il braccio destro di Trump, Elon Musk, e che è ora accettata per pagamenti sul sito di Tesla. In questo senso il memecoin può essere paragonato agli NFT, i token non fungibili, di cui lo stesso Trump si era fatto promotore con le “Trump Digital Trading Cards”, che però hanno perso più di tre quarti del loro valore nel 2024.

Bitcoin (Google/Creative Commons)
Il Bitcoin – La più nota e potente delle monete digitali, Bitcoin, ha invece sfiorato i 109 mila dollari per unità intorno alle 9 del 20 gennaio (ora italiana), l’inizio dell’inauguration day. Un aumento di più del 50% rispetto al 5 novembre, il giorno delle elezioni e, dopo poche ore, della vittoria di Trump, quando il valore oscillava tra i 65 e i 70 mila dollari. Da allora, tranne per brevi interruzioni, non ha più smesso di salire, alzando il livello del massimo storico di settimana in settimana. L’entusiasmo degli investitori, legato alla rielezione di Trump dopo la parentesi Biden, si basa sulle dichiarazioni fatte dal tycoon in campagna elettorale, che aveva promesso di rendere gli Stati Uniti «la capitale delle criptovalute» e di creare una «riserva strategica nazionale con il Bitcoin».
Il funzionamento delle cripto – Le valute digitali in generale hanno registrato entusiasmo negli ultimi anni in diversi settori, compresi esponenti di punta del settore tech, come Elon Musk, che ne hanno visto sia l’opportunità speculativa, sia le potenzialità di monete alternative a quelle emesse dalle banche centrali. Le criptovalute si basano infatti su un’emissione decentrata, con le unità che sono create (“minate” usando un anglicismo) da computer singoli messi in rete, attraverso la risoluzione di problemi matematici. Man mano che il tempo trascorre l’emissione raggiunge ritmi sempre più lenti fino ad avere un numero finito di monete (teoricamente per il Bitcoin sono 21 milioni), secondo quanto ipotizzato dall’enigmatico ideatore, Satoshi Nakamoto, nel 2008. L’altra caratteristica principale è il sistema di crittografia utilizzato, attraverso la cosiddetta blockchain, una specie di registro virtuale che rende le transazioni tra utenti sicure, univoche e, teoricamente, protette da chi non possiede la chiave per decodificarne le informazioni. Ciò che la rende interessante anche per transazioni sul deep web, ransomware, riscatti in seguito ad attacchi hacker, e attività illecite in genere.