Monte dei Paschi di Siena verso il risanamento e non c’è nessuna fuga dei correntisti. L’amministratore delegato Fabrizio Viola vuole mandare un messaggio rassicurante sullo stato della banca senese al centro della bufera finanziaria e giudiziaria. Parla il giorno dopo l’atteso consiglio di ammninistrazione che ha confermato le stime sulle perdite (730 milioni di euro) dovute proprio ai derivati, cuore dell’indagine della procura di Siena.
“Ora la banca si concentrerà sul core business dell’attività commerciale, destinando alla finanza solo un peso residuale”, spiega Viola. Parole che il mercato accoglie positivamente e il titolo, dopo giorni di perdite, ha aperto giovedì 7 febbraio con segno più.
Mentre l’indagine va avanti – i pm hanno incontrato anche gli ispettori di Bankitalia – il nuovo vertice di Mps assicura che non ci saranno in futuro altri contratti come i contestati Alexandria e Santorini, smentisce voci di fuga in massa come pure quelle su possibili fusioni con altre banche. “Non mi distraggo con possibili matrimoni, perché sarebbe negativo distrarsi”, taglia corto Viola.
Non la pensa così il giudice del tribunale fallimentare di Reggio Emilia Luciano Varotti che ha rivolto l’invito ai curatori fallimentari dell’intera provincia di “estinguere i conti correnti e i libretti delle procedure concorsuali depositate presso il Monte Paschi di Siena”. Un consiglio precauzionale, sostiene il giudice.
Mentre i vertici di Mps lanciano segnali rassicuranti, il Wall Street Journal scrive che l’istituto bancario era “così a secco di liquidità” alla fine del 2011 che dovette “negoziare un prestito di circa 2 miliardi di euro con Bankitalia”. Pubblicamente, continua il giornale americano, i suoi dirigenti rassicuravano che la posizione finanziaria era adeguata. Questo per timore che la notizia potesse creare panico sui mercati.
Enrico Tata