Il presidente della Fiat  Jonh Elkann e l'amministratore delegato Sergio Marchionne

Il presidente della Fiat Jonh Elkann e l’amministratore delegato Sergio Marchionne

“La nascita di Fiat Chrysler Automobiles (Fca) segna l’inizio di un nuovo capitolo della nostra storia”. Parole con cui il presidente John Elkann ha lanciato mercoledì 29 gennaio la nuova casa automobilistica italo-americana. Dopo 115 anni dalla sua fondazione la Fiat così cambia tutto: nome, logo e anche città. La sede legale sarà infatti ad Amsterdam, in Olanda, il domicilio fiscale a Londra. Per l’amministratore delegato Sergio Marchionne è un passaggio che sancisce la chiusura di “una saga iniziata nel 2009” e apre alla creazione di gruppo che vuole essere un “costruttore globale”. Alla notizia molti sono stati i dubbi circolati riguardo le possibili conseguenze industriali e sociali per l’Italia.

L’operazione si dovrebbe chiudere entro il 2014. Per essere attualizzata ci sarà un altro passaggio in consiglio di amministrazione, seguito dal sì dell’assemblea dei soci. Nel concreto la Fiat si fonderà in Fca, nuova holding olandese. L’azionista di controllo della nuova società sarà, con il 30,5%, Exor, la holding controllata dalla famiglia Agnelli. Fca avrà il domicilio fiscale a Londra. Il piano prevede di chiedere la quotazione delle azioni a New York, conservando però una quotazione secondaria sul Mercato Telematico Azionario (MTA) a Milano.

“Dal punto di vista fiscale non posso impedire alla Fiat di fare delle scelte societarie che sono economicamente convenienti per loro. Verificheremo il pieno rispetto delle leggi fiscali italiane”. Il direttore delle agenzie delle entrate, Attilio Befera, ha avvertito il Lingotto riguardo la scelta di trasferire la propria sede fiscale a Londra. I motivi economici di questa cambio di residenza sono da rintracciare nelle leggi del Regno Unito per i gruppi che vogliono fare impresa: niente Irap, cioè nessuna tassazione locale sui profitti dell’imprese, un’imposizione più leggera sui redditi sociali e tra le altre agevolazioni fiscali anche convenzioni internazionali più favorevoli.

Per il presidente del Consiglio Enrico Letta “la questione della sede è assolutamente secondaria: quello che conta sono i posti di lavoro, il numero di macchine vendute e la globalità di questo soggetto”. Marchionne d’altronde ha assicurato che non ci saranno tagli all’organico in Italia. Le reazioni però sono state contrastanti. “Siamo diventati la periferia dell’impero. Ecco cos’è l’Italia nella nuova geografia di Fca”. Parole dell’ex segretario della Cisl Pierre Carniti. “Dei 4 milioni e mezzo di auto che il gruppo produce, solo 400 mila si fanno in Italia. Il 10 per cento. Quindi l’Italia vale soltanto il 10%. Siamo la periferia”. L’ex amministratore delegato Cesare Romiti esprime amarezza per un “un mondo in cui non mi ritrovo più”. Forza Italia con Renata Polverini critica l’operazione: “Di questo passo all’Italia resteranno solo gli scheletri delle fabbriche e gli oneri di ammortizzatori sociali drammaticamente inutili e insufficienti”. Filippo Taddei, il nuovo responsabile economico del Pd nominato da Matteo Renzi, ha sottolineato come la mossa del Lingotto “cambia quello che Fiat è per gli italiani chi di dispiace”.  Ma poi ha aggiunto, in sintonia con Letta: “Più che la sede fiscale a me e agli italiani interessa cosa vuol fare Fiat in questo Paese”.

Andrea Zitelli