Metà dei disoccupati italiani non trova lavoro da più di un anno. Il numero di giovani che non lavora né studia è il più alto d’Europa. Sono dati, in arrivo dal Rapporto annuale Istat, che fotografano un fenomeno, quello della mancanza di occupazione, che in Italia comincia a diventare cronico. Una malattia di cui sarà più diffiicile liberarsi.
Tra il 2008 e il 2012 i disoccupati sono aumentati di oltre un milione di unità, raggiungendo quota 2,7 milioni. Di questi, quasi 700mila cercano lavoro da almeno un anno. È di poco più basso rispetto al numero di disoccupati quello dei cosiddetti Neet, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che non frequentano le aule né timbrano un cartellino. Anche questo in crescita: quasi 100mila in più nel 2012. In totale, uno su quattro.
Meridionale e con la licenza media. Questo l’identikit del disoccupato tipo tracciato dall’Istat. Se dal 2008 l’aumento del tasso di disoccupazione fino a 30 anni è stato di 10 punti, è nel Mezzogiorno che si registra il picco: 38% contro il 25 della media nazionale.
Sono cifre che spiegano il perché di alcune dichiarazioni. “Da qui fino a giugno ci concentreremo sul piano giovani”, ha dichiarato il 19 maggio il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che dell’Istat è stato presidente fino a poche settimane fa. Lanciando poi la promessa di 100mila nuovi posti per chi ha meno di 25 anni. Le risorse? I fondi europei: fino a 12 miliardi e mezzo. Ma a due condizioni: l’uscita dell’Italia dalla procedura di deficit, a fine mese, e l’esclusione delle politiche attive per il lavoro dal tetto di spesa consentito ai membri dell’Unione.
Giuliana Gambuzza