Asili nido e borse di studio, sconti sulle bollette e tasse universitarie. È a seconda del proprio livello di benessere che un cittadino, in Italia, accede o meno a questi e ad altri servizi sociali. A stabilire a quale tipo di agevolazioni ognuno di noi ha diritto è l’Isee, l’Indicatore della situazione economica equivalente, in una parola il “riccometro”.
Già da due anni, con l’impegno preso nel decreto Salva Italia del governo Monti, era in cantiere un aggiornamento, per contrastare il fenomeno dei “finti poveri”. Troppi infatti i “furbetti” che, grazie al meccanismo dell’autocertificazione – sulla quale la vecchia versione del 1999 si basava in forma esclusiva – sono riusciti fino a oggi a ingannare lo Stato e ad accedere a servizi o a bonus senza averne diritto. Per avere un’idea del fenomeno, basta un dato. Tra gli italiani che hanno iscritto un figlio all’asilo nido, ben l’80 per cento ha dichiarato di non avere un conto in banca o un libretto postale. Eppure, secondo i dati Bankitalia ad averne uno è il 91,5 per cento delle famiglie.
Il nuovo indicatore, ha detto il premier Enrico Letta, “consentirà l’accesso ai servizi alle persone che effettivamente hanno bisogno”. Nel 2011 circa un terzo della popolazione nazionale, pari a 6,5 milioni di famiglie, ha chiesto prestazioni con l’Isee, per servizi di pubblica utilità, scuola, asili nido e servizi socio-sanitari. Vediamo per punti cosa cambierà.
Autocertificazione. Gli spazi per l’autocertificazione verranno sensibilmente ridotti. Le informazioni disponibili verranno prese direttamente dalle banche-dati esistenti. Per il reddito complessivo, si pescherà dall’Agenzia delle Entrate, per assegni e altre prestazioni sociali faranno fede gli archivi dell’Inps.
Casa di proprietà e in affitto. È una delle novità più rilevanti: la casa avrà un peso maggiore. Nell’indicatore conteranno i valori Imu dell’abitazione di proprietà, superiori del 60 per cento rispetto a quelli dell’Ici. Chi vive in una casa di proprietà potrà sottrarre 52.500 euro dal suo valore fiscale, con l’aggiunta di 2.500 euro per ogni figlio convivente successivo al secondo. Chi paga un mutuo, vedrà sottrarsi le rate ancora da pagare. Entreranno nel calcolo anche eventuali immobili all’estero, finora non considerati. Per chi vive in affitto, la detrazione per le spese aumenterà di oltre un terzo, con ulteriori agevolazioni per le famiglie più numerose.
Reddito e detrazioni. Saranno considerate reddito tutte le entrate della famiglia: accanto ai redditi Irpef e a quelli delle attività finanziarie, saranno inclusi anche tutti i redditi soggetti a imposta sostitutiva (come quelli da affitto con cedolare), i redditi tassati all’estero, gli assegni percepiti per il mantenimento dei figli, i trattamenti assistenziali e le indennità. Sarà però introdotto uno sconto generale del 20 per cento per dipendenti (per un massimo di 3mila euro) e pensionati (massimo mille).
Disabili. L’Isee si abbasserà in modo significativo per le famiglie con componenti disabili. Il nuovo sistema introdurrà una nuova franchigia che oscillerà dai 4 mila ai 7 mila euro, a seconda del grado di disabilità. Per i non autosufficienti usciranno dall’Isee anche tutte le spese sostenute per i collaboratori domestici. Uno sconto aggiuntivo, fino a 5 mila euro, scatterà infine con le spese medica e di assistenza specifica.
Depositi e conti. Salvo alcune eccezioni, non si guarderà più il valore di depositi e conti correnti al 31 dicembre dell’anno precedente, ma – se il dato risulta superiore – farà testo la media annua dei risparmi.
Controlli. Alcuni controlli scatteranno subito e in modo automatico. Grazie all’anagrafe dei conti correnti, per esempio, saranno possibili verifiche immediate su chi dichiara di non essere in possesso di un conto bancario. Sarà compito della Guardia di Finanza verificare l’autenticità di tutto ciò che continuerà a essere autocertificato. Le verifiche continueranno ad avere un ruolo fondamentale: basti pensare che soltanto nell’anno corrente (fino al 31 ottobre), su un totale di 7.598 interventi della Guardia di Finanza, sono stati denunciati alle autorità giudiziarie 2.501 soggetti che hanno indebitamente usufruito di prestazioni non dovute. Una “furbata” quantificabile in oltre 2,5 milioni di euro.
Giulia Carrarini