Il Governo ha dato il via libera: il decreto sul nuovo Isee ha ottenuto martedì 3 dicembre l’ok del consiglio dei ministri. Nel nuovo Indicatore della situazione economica – conosciuto anche, in una sola parola, come “riccometro” – peseranno di più la casa e il patrimonio. Sarà infatti considerato il valore degli immobili rivalutato ai fini Imu, che supera del 60 per cento quello di riferimento per l’Ici, presente nei calcoli dell’Isee attuale. Sarà ridotta, invece, la franchigia della componente mobiliare: la soglia di esenzione scenderà dagli attuali 15.494 euro a 10 mila euro e si innalzerà di mille euro per ogni figlio dal terzo in poi.
La riforma si propone di superare i difetti dell’autocertificazione, che finora ha spesso favorito i cosiddetti “furbetti”. ”Riformare l’Isee è un atto a forte valenza etica, in un momento in cui l’emergenza sociale impone di orientare le risorse disponibili a favore di chi è in uno stato di reale necessità”, ha detto il ministro del Lavoro Enrico Giovannini: “Con la riforma intendiamo disporre di uno strumento più corretto per valutare le condizioni relative tra famiglie con diverse possibilità economiche, ma anche restringere gli spazi all’evasione. Ogni presunta furberia toglie un’opportunità a coloro che ne hanno diritto”.
Con il nuovo Isee solo una parte dei dati sarà autocertificata, mentre i dati fiscali più importanti – come il reddito complessivo e i dati relativi alle prestazioni ricevute dall’Inps – saranno compilati direttamente dalla pubblica amministrazione. In caso di perdita del lavoro o di cassa integrazione, o comunque di una riduzione del reddito superiore al 25 per cento, sarà inoltre possibile aggiornare il proprio indicatore, perché “in una situazione di crisi, la condizione delle persone può cambiare rapidamente”. Previsto anche uno sconto per agevolare chi è in affitto. La riforma, ha spiegato anche il premier Enrico Letta, servirà a fronteggiare “lo scandalo dei finti poveri”.
Giulia Carrarini